Un
asino che vola... -
Mente&Cervello, Gennaio
2009, n. 49
Convinti di
essere razionali e pieni di buon
senso, a volte ci fidiamo di
notizie false e il nostro senso
critico scompare: la psicologia
ci spiega i meccanismi della
credulità.
By Fabrice
Clément
Sapevate che bere l'acqua di
rubinetto può scatenare il morbo
di Alzheimer ? Di solito notizie
come questa provocano una
reazione di paura o di sorpresa:
solo raramente chi le ascolta
reagisce pensando che non e'
vero. In assenza di prove che
confermino o smentiscano
informazioni simili, si e'
portati alla credulità,
all'indignazione,
all'inquietudine
ed alle volte all'aggressivita'.
Che cosa induce questo crollo
delle nostre capacità di
giudizio ?
Gli studi psicologici
sull'argomento sono solo agli
inizi, ma qualche elemento di
riflessione c'e' già.
L'esempio citato - ossia
l'ipotetico nesso tra consumo di
acqua di rubinetto e malattia di
Alzheimer - e' il classico tipo
di informazione capace di
suscitare una forte credulità.
Davanti a una notizia simile, il
cervello umano e' messo di fronte
a un'affermazione che non
può verificare rapidamente.
I
n effetti, come vedremo, la
rapidità di decisione e' uno dei
parametri essenziali per capire
in che modo fabbrichiamo le
nostre convinzioni. Inoltre lo
spirito critico ha la tendenza a
indebolirsi quando
un'affermazione e' ripresa da
molte persone.
Se vi capitasse di leggere
questa notizia su parecchi siti
Internet, ecco che il meccanismo
della credulità potrebbe
innescarsi.
Tratto da:
lescienze.espresso.repubblica.it
- 18 Dic. 2008
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Ecco quello che la
scienza medica non vuole che
sappiate.
Non vuole
che conosciate la
causa della malattia;
vuole solo vendervi
farmaci per sopprimere i
sintomi e
vaccinarvi
per
ammalarvi...ed e' per
questo che e' aumentato
in modo esponenziale il MERCATO
del
DISAGIO GIOVANILE.
Non bisogna mai
dimenticare le peculiarità di
ogni singolo individuo. A volte
basta un cambiamento per
produrre una totale remissione
dei sintomi. Ricordate che
servono anni per sviluppare
sintomi e malattie (nell'autismo
generalmente parte tutto dal 3°
anno di vita = 3 anni di
intossicazione e depressione
immunitaria!) e che non nascono
da un giorno all'altro.
Ecco perche' quando smettete di
intossicare l'organismo, i
sintomi e la malattia non se ne
vanno nello spazio di poche ore.
Di norma occorrono settimane e
mesi per verificare ogni piccolo
miglioramento, una riduzione o
una scomparsa dei sintomi.... a
meno che non abbiate superato il
punto di non ritorno!
Detto questo, ecco alcune delle
tante cose da fare e da non fare
per ridurre drasticamente
l'apporto di sostanze
intossicanti e quindi per
prevenire e migliorare patologie
e disturbi.
Non mangiare cibi prodotti e commercializzati da corporation, ovvero "di marca". Se e' confezionato in un certo modo, un cibo proviene sicuramente da uno stabilimento per la lavorazione industriale. E se vi e' mai capitato di vedere uno di questi stabilimenti, sapete di cosa parlo. Ricordate che un tipico ciclo di lavorazione industriale degli alimenti prevede l'utilizzo di circa 15000 sostanze chimiche non necessariamente riportate in etichetta.... per i vaccini, come stanno le cose?... qualcuno si e' mai preoccupato?... OVVIAMENTE NO...
Perciò, anche se avete cura di leggere gli ingredienti di un prodotto, ci sono ottime probabilità che il prodotto contenga sostanze e additivi chimici non dichiarati.
Eliminare i metalli dalle protesi dentarie e dalle otturazioni. Farsi curare i denti da un dentista olistico e' di vitale importanza. Dovete sapere che molte persone soffrono di sintomi debilitanti causati proprio dal metallo (mercurio, piombo, arsenico) utilizzato nelle otturazioni e nelle protesi. Per molti compiere questo passo significa guarire... per la medicina tradizionale e' solo "miracoloso".
Non bere acqua
del rubinetto. Tutta l'acqua
degli acquedotti e' velenosa.
Praticamente tutta l'acqua che
scende dai nostri rubinetti e'
satura di agenti contaminanti,
tossine, veleni e sostanze
notoriamente cancerogene, come i
fluoruri e il cloro. Bere
l'acqua del rubinetto fa
ammalare.
Bisogna bere acqua, ma bisogna
che sia pura. Meglio bere acqua
di sorgente imbottigliata
(alcune sono più pure rispetto
ad altre), acqua filtrata per
osmosi inversa, acqua
distillata.
Installare un filtro sulla doccia. Si assorbono più tossine con una doccia che bevendo otto bicchieri d'acqua. La pelle assorbe l'acqua con cui ci laviamo. La doccia calda produce vapore, nel quale le sostanze chimiche contenute nell'acqua si trasformano in gas intossicanti, che respiriamo e assorbiamo attraverso la pelle. Un buon filtro può bloccare la maggior parte delle tossine contenute nell'acqua. Usatene uno e farete un favore a VOI stessi.
Mangiare solo alimenti biologici. Bisogna nutrirsi con cibi che non siano stati prodotti con fertilizzanti, pesticidi o diserbanti chimici. Gi alimenti biologici non contengono residui chimici e sono molto più ricchi di nutrienti.
Non mangiare nei fast-food. Provate a leggere il libro Fast Food Nation di Eric Schlosser. Quando avrete finito di vomitare, ringrazierete il cielo di aver conosciuto la verità!.... trasferite le informazioni nel business dei vaccini e riprenderete a vomitare.
Non mangiate
nulla che sia stato preparato
con un forno a microonde. Se
avete in casa un forno a
microonde, fate come me:
buttatelo!...
Qualsiasi cibo sottoposto
all'azione del microonde risulta
energeticamente tossico per
l'organismo. Mangiare
d'abitudine piatti cucinati o
anche solo riscaldati nel
microonde indebolisce il
sistema
immunitario ed e' causa di ansia
e depressione. I genitori che
scaldano il latte per i bambini
nel microonde li stanno
inconsapevolmente avvelenando.
Il latte di formula e' di per se'
un veleno; se poi lo sottoponete
alle microonde, diventa ancor
più tossico.
Evitare le bibite
diet. Le bibite dietetiche sono
state definite il "nuovo crack"
per il loro potere di indurre
dipendenza. In realtà fanno
ingrassare e favoriscono la
depressione, oltre a scatenare
una vasta gamma di sintomi a
causa dei dolcificanti
artificiali che contengono. Se
avete voglia di una bibita, in
teoria dovreste comprarne una di
produzione biologica (ne ho
provate alcune e non sono niente
male) in un negozio
specializzato; se proprio non
potete, meglio bere una bibita
tradizionale. L'idea che tutti i
prodotti dietetici abbiano un
ridotto contenuto calorico e
quindi aiutino a tenere sotto
controllo il peso non ha nessun
fondamento. Anzi, e' vero il
contrario. Tutte le bibite
gassate bloccano l'assorbimento
del calcio.
Eliminare l'aspartame e il
glutammato monosodico. Questi
additivi alimentari sono
classificati tra le sostanze
neurotossiche e sono
responsabili di molte patologie
che sarebbe possibile prevenire,
come il mal di testa, l'asma,
l'epilessia, le aritmie
cardiache, la depressione, i
disturbi legati a deficit
dell'attenzione o
all'iperattività.
Evitare gli oli idrogenati. Sono
classificati fra i grassi trans.
Si tratta di prodotti
artificiali, tossici, che
aggrediscono le pareti arteriose
e provocano cardiopatie.
Danneggiano anche il fegato, la
milza, l'intestino, i reni e la
cistifellea, pregiudicando la
funzionalità degli organi. La
brutta notizia e' che gli oli
idrogenati sono presenti
praticamente in tutti i cibi
industriali. La buona notizia e'
che esistono cibi che ne sono
privi: si trovano nei negozi di
prodotti biologici.
Evitare i dolcificanti
artificiali. Si tratta di
sostanze chimiche. Sono veleni e
non andrebbero consumati,
perche'
causano i più svariati problemi
di salute.
Per dolcificare provate ad
usare miele grezzo, succo di
canna da zucchero o
erba stevia,
di produzione
biologica.
La "scienza" (quel tipo di
scienza) NON e' MEGLIO della
NATURA !
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Gran parte delle conclusioni
alle quali arrivano i
ricercatori nei loro studi sono
spesso esagerate, fuorvianti, o
addirittura completamente false.
Perche' allora i
medici, in buona parte,
determinano le loro pratiche
terapeutiche basandosi su questa
disinformazione?
Il dr.
John Ioannidis si e'
impegnato nel dimostrare i
ragionamenti errati o non
scientifici di molti dei suoi
colleghi.
BUGIE,
maledette bugie e
scienza medica – By
David H. Freedman
Nel 2001 in Grecia si sparsero
voci secondo le quali venivano
diagnosticate finte appendiciti
ai poveri immigrati albanesi per
poter aumentare il numero di
interventi effettuati negli
ospedali. Una neolaureata,
Athina Tatsioni, stava
discutendo di queste voci con
dei dei colleghi nel policlinico
dell'università di Ioannina, ed
un professore, sentendo la
conversazione, le chiese se
fosse disposta a provare la loro
veridicità, e la sfidò
nell'impresa. Lei accettò la
sfida e, con l'aiuto del
professore ed altri colleghi
colleghi, realizzò uno studio
formale che dimostrò che, per
qualche motivo, il numero di
pazienti con nomi albanesi
operati di appendicite in sei
ospedali grechi era più di tre
volte maggiore rispetto ai
pazienti con nomi greci. "Fu
difficile trovare una rivista
disposta a pubblicare
l'articolo, ma ci riuscimmo",
ricorda Tatsioni. "Ho anche
scoperto di avere una passione
per la ricerca".
La cosa fu per lei doppiamente
importante perche' si scoprì che
il professore che l'aveva
ingaggiata stava cercando di
mettere insieme una squadra di
giovani medici e ricercatori per
un compito piuttosto insolito, e
lei aveva passato con successo
la prova d'ammissione.
La scorsa primavera partecipai ad uno dei meeting settimanali del gruppo nel campus dell'università, tenuto lungo una strana serie di ripide colline. L'edificio in cui ci incontrammo, così come gli altri della scuola, assomiglia ad una caserma ed i suoi muri sono cosparsi di scritte a sfondo politico. Ma la stanza dell'incontro era una sala conferenze così spaziosa che sarebbe stata degna di una startup della Silicon Valley. Tatsioni ed altri otto giovani ricercatori sedevano attorno ad un grande tavolo ed a differenza di molti loro colleghi statunitensi, somigliavano al cast di una serie medica televisiva. Il professore, una persona elegante e dalla voce cordiale, presiedeva la seduta senza troppe formalità.
Una
delle ricercatrici, una
biostatistica di nome Georgia
Salanti, accese un laptop ed un
proiettore ...
... per illustrare uno studio
che stava facendo con alcuni
colleghi che si poneva la
seguente domanda: "le case
farmaceutiche manipolano le
ricerche per far sembrare
migliori i loro farmaci ?
Salanti cominciò ad enunciare
una serie di dati che sosteneva
questa ipotesi ma fu rapidamente
interrotta dai suoi colleghi.
Uno fece notare che il suo
studio non prendeva in
considerazione il fatto che le
aziende farmaceutiche non danno
la giusta importanza ai
risultati "importanti" per i
pazienti come la sopravvivenza
rispetto ai decessi, mentre
tendono a riportare risultati
più soggettivi come lo stato di
benessere auto-diagnosticato (ad
esempio "oggi il petto non mi fa
male quanto ieri").
Un altro collega rimarcò il
fatto che lo studio di Salanti
si dimenticava del fatto che
quando le aziende farmaceutiche
sembravano mostrare una
miglioria della salute dei
pazienti, non veniva
contemporaneamente mostrata la
prova che la medicina in causa
era la sola artefice di questa
miglioria, oppure che la
miglioria era trascurabile.
Salanti rimase impassibile, come se essere criticata duramente facesse parse del corso, e non esitò ad ammettere che tutte le obiezioni fossero valide; replicò che una unica ricerca non può dimostrare tutto. Cominciai a capire quanto potessero essere flessibili gli studi effettuati dalle case farmaceutiche. Fu allora che il prof. Ioannidis, che fino a quel momento era stato in silenzio, assestò il colpo di grazia: non sarà, chiese, che le aziende farmaceutiche scelgono con cura gli argomenti dei loro studi, ad esempio confrontando i nuovi farmaci con prodotti già notoriamente poco efficaci, in modo da essere avvantaggiati ancora prima che cominci il balletto dei numeri e delle statistiche? "Forse a volte sono le domande ad essere manipolate, non le risposte", disse con un sorriso amichevole. Tutti annuirono. Anche se i risultati di alcune ricerche arrivano sulle prime pagine dei giornali dovremmo sempre chiederci se dimostrano veramente qualcosa. Esisterà una ricerca medica di cui possiamo veramente fidarci?
Questa e' stata una delle
domande principali per Ioannidis,
che ha avuto una carriera da
metaricercatore, ed e' diventato
uno dei principali esperti sulla
credibilità della ricerca
medica. Lui con il suo team ha
dimostrato, più volte, ed anche
in diversi modi che gran parte
delle conclusioni negli studi in
ricerca biomedica pubblicati -
conclusioni che vengono prese in
considerazione dai dottori
quando prescrivono antibiotici o
medicinali per la pressione, o
quando ci consigliano di
mangiare più fibre o meno carne,
o quando consigliano un
intervento al cuore o per il mal
di schiena - sono fuorvianti,
esagerate, e spesso
semplicemente errate. Ioannidis
sostiene che il 90% delle
informazioni mediche pubblicate,
sulle quali fanno poi
affidamento i medici, hanno dei
problemi di fondo. Il suo lavoro
e' stato ampiamente accettato
dalla comunità medica e viene
spesso citato nelle più
prestigiose riviste del settore,
ed alle conferenze le sue
presenze sono una grande
attrazione.
Considerando la sua notorietà ed
il fatto che prende di mira il
lavoro degli altri colleghi,
così come il comportamento dei
medici nei nostri confronti ed i
consigli che ci danno, Ioannidis
potrebbe essere uno degli
scienziati attualmente più
influenti. Ma nonostante la sua
influenza ritiene che la ricerca
medica e' così fallata e segnata
da conflitti d'interesse che sia
impossibile correggere questa
situazione, o anche
semplicemente ammettere
l'esistenza di questo enorme
problema.
La
cittadina universitaria di
Ioannina e' situata vicino alle
rovine di un anfiteatro di
20.000 posti costruito in onore
di Zeus sul sito dell'antico
oracolo di Dodona. Si diceva che
un tempo l'oracolo rispondesse
alle domande dei sacerdoti
agitando le fronde di una antica
quercia sacra. Al giorno d'oggi
una nuova quercia invita i
visitatori a ripetere il rito.
"Porto qui tutti i ricercatori
che vengono a trovarmi e quasi
tutti rivolgono alla quercia la
stessa domanda", mi racconta
Iannidis, contemplando l'albero
il giorno seguente il meeting.
"Otterrò il finanziamento per la
mia ricerca?". Ridacchia, ma
Ioannidis tende a ridere non
tanto per allegria quanto per
ammorbidire la durezza dei suoi
attacchi. Ed osserva che
l'ossessione dei finanziamenti
ha contribuito molto ad
indebolire la credibilità della
ricerca medica.
Ioannidis si e' imbattuto in
questo tipo di problematica la
prima volta all'inizio degli
anni '90, da giovane ricercatore
ad Harvard. All'epoca era
interessato nel diagnosticare
alcune malattie rare per le
quali scarseggiavano i dati al
punto che i dottori dovevano
affidarsi all'intuito ed
all'esperienza. Ma ben presto si
accorse che i medici tendevano a
procedere nella stessa maniera
anche quando si trattava di
tumori, cardiopatie ed altre
patologie comuni.
Dov'erano i dati che sostenevano
le loro scelte terapeutiche ?
C'erano molte ricerche
pubblicate ma in molti casi
erano ben poco scientifiche e
basate principalmente
sull'osservazione di un numero
ridotto di casi. Proprio in quel
periodo stava nascendo un nuovo
movimento a favore di una
"medicina fondata sulle prove"
in cui Iaonnidis si lanciò a
capofitto, lavorando con
autorevoli ricercatori della
Tufts University e poi assumendo
incarichi alla John Hopkins
University ed all'istituto
nazionale della salute.
Era molto preparato per questo
tipo di lavoro: durante il liceo
veniva considerato un prodigio
in matematica ed aveva poi
deciso di seguire i passi dei
suoi genitori, entrambi
ricercatori.
Ora aveva la possibilità di
conciliare matematica e medicina
applicando una rigorosa analisi
statistica ad un settore
altrimenti ben poco rigoroso in
tal senso.
"Davo per scontato che tutto ciò
che facevamo noi medici fosse
sostanzialmente giusto, ma
volevo verificarlo", dice.
"Tutto quello che dobbiamo fare
e' rivedere in maniera
sistematica tutte le prove per
poterci fare affidamento e poi
tutto sarebbe stato perfetto".
Ma
non andò così. Lavorando sulle
pubblicazioni mediche, Ioannidis
fù colpito da quante scoperte di
ogni tipo venissero poi
contraddette da scoperte
successive. Ovviamente le
smentite in ambito medico non
sono certo un segreto.
E qualche volta arrivano anche
sui giornali, come recentemente
riguardo diversi studi, che
trovano un ampio consenso tra i
ricercatori, che concludono che
mammografie, colonscopie e test
del PSA sono molto meno utili di
quanto si pensasse per
individuare i tumori. Oppure di
quanto farmaci come il Prozac,
il Zoloft o il Paxil in molti
casi di depressioni non siano
più efficaci di un placebo.
O che evitare completamente il
sole può far aumentare il
rischio di cancro, o che bere
molta acqua durante una attività
fisica intensa può essere
potenzialmente fatale. O ancora
quando, ad Aprile, siamo stati
informati sul fatto che assumere
olio di pesce, fare attività
fisica e giochi enigmistici non
aiuta a prevenire l'Alzheimer
come fino a prima sostenuto.
Studi sottoposti a revisione tra
pari sono arrivati a conclusioni
opposte nel valutare se l'uso
del cellulare provochi tumori al
cervello, se dormire più di 8
ore a notte sia salutare o
pericoloso, se assumere aspirina
ogni giorno possa allungare o
accorciare la vita media, se
l'angioplastica sia meglio o
peggio dei farmaci per liberare
le coronarie.
Ma
Ioannidis fu soprattutto
sbalordito dai continui
capovolgimenti che vedeva nella
ricerca medica. I "controlli
randomizzati" (randomized
controlled trials) che mettono a
confronto un gruppo sottoposto
ad un determinato trattamento ed
un altro gruppo a cui la terapia
non viene somministrata erano
considerati da sempre una
evidenza incontrovertibile,
eppure a volte si dimostravano
sbagliati. "Mi resi conto che
anche le nostre ricerche di tipo
'gold standard' avevano un sacco
di problemi", racconta.
Perplesso, cercò di cominciare a
capire cosa c'era di sbagliato.
E capì ben presto che la gamma
di errori commessi era
sbalorditiva: a partire da quali
domande ponevano i ricercatori,
a come impostavano gli studi,
quali pazienti reclutavano,
quali misurazioni effettuavano,
come analizzavano i dati, fino a
come venivano presentati i dati
e come determinati studi
arrivavano ad essere pubblicati
nelle riviste mediche.
Questo ampio assortimento faceva
pensare ad una disfunzionalità
di base più grave e Ioannidis
pensava di sapere quale fosse.
"Gli studi erano viziati da un
errore sistematico", spiega. "A
volte erano apertamente viziati.
A volte la manipolazione era
difficile da individuare, ma
c'era". I ricercatori
cominciavano i loro studi
cercando certi risultati, e
guarda caso li trovavano.
Pensiamo che il processo
scientifico sia obiettivo,
rigoroso e spietato nel separare
ciò che e' vero da ciò che
vorremmo fosse vero, ma in
realtà e' facile manipolare i
risultati, perfino senza volerlo
o senza esserne consapevoli. "In
ogni passaggio c'e' uno spazio
di manovra per distorcere i
dati, per rafforzare la propria
tesi o per selezionare le
conclusioni alle quali si vuole
arrivare", continua Ioannidis.
"C'e' una sorta di conflitto di
interessi intellettuale che
spinge i ricercatori a trovare
il risultato che ha la maggior
probabilità di ottenere un
finanziamento".
Forse solo una minoranza dei ricercatori si comporta in questo modo, ma i loro risultati distorti hanno un enorme impatto sulle ricerche pubblicate. Per ottenere cattedre o finanziamenti, o spesso semplicemente per restare a galla, i ricercatori devono far pubblicare i loro studi in riviste prestigiose, dove il tasso di rifiuto può essere superiore al 90%. Chiaramente gli studi che tendono a superare la soglia sono quelli con risultati clamorosi. Ma se presentare teorie molto attrattive può essere relativamente semplice, trovare conferme nella realtà e' tutta un'altra storia. Sottoporre ad un'analisi rigorosa la maggior parte delle ricerche le farebbe crollare sotto il peso di dati contradditori.
Ora immaginiamo che 5 team di ricercatori vogliano testare un'interessante teoria di cui si sta parlando molto e che quattro di loro dimostrino correttamente che la teoria e' sbagliata, mentre il gruppo meno preciso, grazie ad errori, colpi di fortuna e/o un'abile selezione dei dati, riesca a "dimostrare" che e' giusta. Indovinate quale degli studi finirà sotto gli occhi del medico in una rivista specializzata e finirà al telegiornale in prima serata? A volte i ricercatori fanno notizia confutando un'importante scoperta, cosa che può contribuire quanto meno a sollevare dubbi sui risultati, ma in generale e' molto più gratificante aggiungere una nuova intuizione o una caratteristica interessante ad una ricerca già nota piuttosto che sottoporre ad una nuova verifica le sue premesse fondamentali. Del resto semplicemente riverificare i risultati di qualcun altro difficilmente si tramuterà in una pubblicazione, e smentire il lavoro di stimati colleghi può avere sgradevoli ripercussioni professionali.
Alla
fine degli anni '90 Iannidis si
installò all'università di
Ioannina. Mise insieme la sua
squadra, che e' fondamentalmente
la stessa di oggi, e cominciò ad
affrontare il problema in una
serie di articoli che spiegavano
in che modo alcuni studi davano
risultati fuorvianti. Anche
altri metaricercatori
cominciavano ad identificare
l'elevato tasso di errori della
letteratura medica.
Ma Ioannidis voleva creare un
quadro generale basandosi su
dati solidi, un ragionamento
chiaro ed una buona analisi
statistica. Il progetto andò
avanti finche' Ioannidis si
ritirò infine nella piccolissima
isola di Sikinos, nel mar Egeo,
ispirato dall'ambiente
relativamente primitivo e dalle
tradizioni intellettuali evocate
da quei luoghi. "Un tema
ricorrente della letteratura
della Grecia antica e' che sia
necessario ricercare la verità,
qualunque essa sia", dice. Nel
2005 rilasciò due studi che
sfidavano le fondamenta della
ricerca medica.
Scelse di pubblicare il primo
articolo appositamente sulla
rivista online
PLoS Medicine -
http://www.plosmedicine.org/article/info:doi/10.1371/journal.pmed.0020124
la
cui finalità e' impegnarsi a
diffondere qualunque articolo
metodologicamente corretto a
prescindere da quanto siano
"interessanti" i risultati.
Nello studio,
Ioannidis ha esposto una precisa
dimostrazione matematica di
come, ipotizzando un modesto
livello di manipolazione da
parte del ricercatore, un
margine di imperfezione
attribuibile alle metodologie di
ricerca e la tendenza a
concentrarsi sulle teorie più
eccitanti invece che quelle più
scontate, i ricercatori
arriveranno quasi sempre a
risultati sbagliati.
Più semplicemente, se si e' attirati da un'idea che ha buone probabilità di essere sbagliata, ma si e' motivati a dimostrare che e' giusta e se c'e' un certo spazio di manovra per produrre le prove, quasi sempre si riuscirà a dimostrare che una teoria sbagliata e' giusta. Il modello prevedeva, nei vari settori della ricerca medica, tassi di errore più o meno corrispondenti alle percentuali storiche di studi che nel tempo sono stati poi smentiti: si rivela infatti errato l'80% degli studi non randomizzati (che sono anche i più diffusi), il 25% dei controlli randomizzati supposti gold standard, e fino al 10% dei grandi studi randomizzati di qualità platinum standard. Nell'articolo Ioannidis ha espresso la sua convinzione che i ricercatori spesso manipolano l'analisi dei dati, privilegiando i risultati che possono favorire la carriera piuttosto che la buona scienza, ed arrivando ad usare perfino il processo di revisione tra pari (il famoso peer review) - in cui le riviste chiedono ai ricercatori di decidere quali studi pubblicare - per eliminare le opinioni contrastanti. "Puoi mettere in dubbio alcuni dettagli dei calcoli di John, ma e' difficile sostenere che l'essenza delle idee non sia fondamentalmente corretta", dice Dong Altman, un ricercatore dell'università di Oxford che dirige il centro per la statistica in medicina.
Eppure Ioannidis temeva che la
comunità medica potesse
trascurare i suoi risultati:
sicuramente molte ricerche
discutibili arrivano alla
pubblicazione, ma noi medici e
ricercatori sappiamo ignorarle e
concentrarci sulle cose
migliori, quindi quale e' il
problema ? Il suo secondo
articolo si occupava proprio di
questa obiezione. Ioannidis
aveva preso di mira 49 dei tra
le ricerche giudicate più
importanti degli ultimi 13 anni
in base ai due criteri stardard
di misura: gli studi erano
apparsi nelle riviste più citate
negli articoli di ricerca e i 49
studi erano i più citati di
queste riviste.
Erano gli articoli avevano
contribuito alla popolarità come
la terapia ormonale sostitutiva
per le donne in menopausa, la
vitamina E per ridurre il
rischio di cardiopatie, gli
stent coronarici per scongiurare
gli attacchi cardiaci ed una
bassa somministrazione
giornaliera di aspirina per
controllare la pressione e
prevenire infarti ed ictus.
Ioannidis stava mettendo alla
prova le sue tesi non su
ricerche di basso livello o
quelle semplicemente più
accettate, ma sul vertice
assoluto della piramide della
ricerca. Dei 49 articoli 45
affermavano di aver scoperto
interventi efficaci. 34 di
queste affermazioni erano state
riverificate e 14, cioe' il 41%,
si erano dimostrate sbagliate o
di gran lunga esagerate.
Se tra un terzo e metà delle più
acclamate ricerche mediche si
rivelava inaffidabile la portata
del problema era innegabile.
Questo articolo fu pubblicato
nel Journal of American Medical
Association.
Dopo aver insistito per farmi vedere i sei monasteri su di un'isola nel centro di un vicino lago, come sembra faccia con tutti i suoi ospiti, si scusò profusamente per l'uso di una luce gialla, spiegando ridendo che non si fidava della capacità di fermarsi in tempo del camion dietro di lui. Considerando la sua volontà, ed anche la brama, di prendere a schiaffi la comunità medica, appare premuroso, allegro e molto cortese. per la un ascoltatore attento che con i suoi ampi sorrisi e risatine che sembrano di scusa fa sembrare quasi benevoli i duri affondi delle sue argomentazioni. Ed e' sempre pronto, anzi prontissimo, a mettere in dubbio la sua competenza e le sue motivazioni come quelle di chiunque altro. Sottile ed elegante, con baffi ben curati, e' un quarantacinquenne dai tratti di un nerd brioso - un misto tra Giancarlo Giannini ed un po' di Mister Bean.
Con
l'umiltà e la cortesia che lo
contraddistinguono, Ioannidis
riesce a far arrivare un
messaggio che non e' facile da
digerire, e tutto sommato
nemmeno da credere, e cioe' che
perfino i più stimati
ricercatori di sitituzioni
prestigiose a volte sfornano
risultati di grido invece di
semplici scoperte che però hanno
più probabilità di essere
giuste. E Ioannidis precisa che
le pagine delle più illustri
riviste mediche, per non parlare
dei quotidiani, sono piene di
dati discutibili.
Basti pensare a tutti i
risultati sulla nutrizione in
cui i ricercatori seguono
migliaia di persone per un certo
numero di anni registrando tutto
quello che mangiano, quali
integratori assumono, e come
cambia la loro salute nel corso
dello studio. Poi si chiedono
"Cosa ha fatto la vitamina E ?
Cosa hanno fatto la vitamina C,
D o A? Cosa e' cambiato con la
diversa assunzione di calorie,
proteine o grassi ?
Cosa e' successo si livelli di
colesterolo? Chi ha avuto un
tumore, e di che tipo?". Passano
tutto al setaccio, cominciano a
trovare delle associazioni e
finalmente concludono che la
vitamina X riduce il rischio di
tumore Y, oppure che tale
prodotto alimentare diminuisce
il rischio di una certa
malattia".
Nella stessa settimana,
quest'autunno, la pagina di
Google News mostrava queste
notizie: "Maggiori dosi di
Omega-3 non aiutano i malati di
cuori", "Frutta e verdura
diminuiscono il rischio di
tumori per i fumatori", "La soia
potrebbe aiutare le donne
anziane con problemi di
insonnia" e decine di altri
articoli simili.
Quando uno studio condotto per
cinque anni su 10.000 persone
rivela che chi assume più
vitamina X ha meno probabilità
di sviluppare il tumore Y e' e
facile credere che ci siano
buone ragioni per prendere più
vitamina X, ed automaticamente i
medici passano questa
raccomandazione ai pazienti. Ma
spesso questi studi si
contraddicono pesantemente lun
l'altro.
E così troviamo una moltitudine
di annunci e smentite sulle
qualità antitumorali delle
vitamine A, D ed E, sui benefici
di una dieta ricca di grassi e
carboidrati per la salute del
cuore e perfino sulla
possibilità che essere in
sovrappeso accorci o allunghi la
vita. Come dovremmo orientarci
tra questi studi di alto livello
sull'alimentazione, ma
contradditori? Ioannidis
suggerisce un approccio
semplice: ignorarli tutti.
Tanto per cominciare, spiega, in una grande raccolta di dati e' facile che si sviluppino legami apparenti tra fattori legati alla nutrizione ed alla salute ma che in realtà possono essere solo casuali, un po' come combinare a caso lettere e poi sostenere che c'e' un messaggio importante per ogni parola che si forma. Ma anche se uno studio riuscisse a stabilire un reale rapporto tra un qualche ingrediente e la salute difficilmente potremmo avere dei benefici mangiandone di più perche' tutti noi consumiamo migliaia di elementi nutritivi che interagiscono tra loro in una sorta di rete. E cambiare le dosi di un solo nutriente provocherebbe ripercussioni troppo complesse da capire sull'intera rete con la possibilità che siano tanto benefiche quanto malefiche per la salute. E per di più se anche agendo su quell'unico fattore si portasse un reale miglioramento rimarrebbe aperta la possibilità che sul lungo periodo si manifestino effetti negativi perche' questi studi non seguono quasi mai il decorso di una malattia per interi decenni o fino alla morte. Si accontentano di controllare degli "indicatori" della salute facilmente misurabili come i livelli di colesterolo, pressione sanguigna e glicemia ed i metaesperti hanno dimostrato che cambiamenti in questi indicatori spesso non si correlano bene con la salute a lungo termine.
Nei
casi relativamente rari in cui
uno studio dura sufficientemente
a lungo da tracciare la
mortalità, i risultati spesso
contraddicono quelli delle
ricerche più brevi. (Per
esempio, sebbene la grande
maggioranza degli studi su
persone sovrappeso correla il
peso eccessivo con problemi di
salute, gli studi più lunghi non
hanno mostrato in modo
convincente che che le persone
sovrappeso muoiano prima, ed
addirittura alcuni di essi hanno
mostrato che persone lievemente
sovrappeso possono vivere
mediamente di più).
E questi risultati non dipendono
dai normali errori di
rilevazione (ad esempio
normalmente le persone riportano
in maniera errata le proprie
abitudini alimentari), da
analisi sbagliate (i ricercatori
si affidano a software complessi
che possono manipolare i
risultati senza che loro ne
siano consapevoli) e da problemi
meno comuni ma molto importanti
quali le vere e proprie frodi
(un problema che, in sondaggi
confidenziali si e' rivelato
molto più diffuso di quanto gli
scienziati vogliano ammettere).
Infine, se uno studio riesce a superare tutti questi problemi ed a stabilire una vera correlazione per la salute a lungo termine, non c'e' nessuna garanzia di poterne trovare giovamento perche' gli studi riportano risultati medi che rappresentano una vasta gamma di esiti individuali. Se poi doveste rientrare nella minoranza che può effettivamente beneficiarne non c'e' da aspettarsi un miglioramento evidente perche' gli studi normalmente colgono solo effetti modesti che tendono a ridurre le già basse probabilità di essere colpiti da una certa malattia. "Le possibilità che da questi studi esca fuori qualcosa di utile e' molto bassa", dice Ioannidis - liquidando così in un attimo gran parte dei 100 miliardi di dollari di ricerche mediche solo negli Stati Uniti.
Una cosa analoga avviene per tutti gli studi medici, dice Ioannidis. E sicuramente quelli sulla nutrizione non sono i peggiori: gli studi sui farmaci hanno l'aggravante del conflitto di interesse economico. Ioannidis aggiunge che i collegamenti genetici con le malattie o altri annunci che vengono costantemente sbandierati dalla stampa perche' sembrano promettere terapie miracolose in passato si sono mostrati così vulnerabili ad errori e distorsioni che tanto valeva giocare a freccette prendendo di mira una mappa del genoma. Vioxx, Zelnorm e Baycol sono tre esempi di farmaci di largo consumo che in ampi controlli randomizzati erano risultati sicuri ed efficaci e poi sono stati ritirati dal mercato per non avere una o l'altra qualità, o entrambe.
"A volte le tesi presentate nelle ricerche sono così stravaganti che possono essere liquidate senza neppure bisogno di approfondire i problemi specifici di quegli studi", dice Ioannidis. Ma naturalmente e' proprio l'originalità delle tesi (una importante ricerca randomizzata ha mostrato che la preghiera di persone sconosciute può aiutare a salvare la vita di pazienti sottoposti ad interventi al cuore, mentre altri hanno dimostrato che li può danneggiare) che contribuisce a far pubblicare i risultati nelle riviste e poi a farli entrare nelle terapie e nel nostro stile di vita, soprattutto se queste idee si basano su evidenze che sembrano straordinarie. "Anche quando l'evidenza mostra che l'idea in una certa ricerca e' sbagliata, se hai migliaia di scienziati che hanno investito su di essa la loro carriera, continueranno a pubblicare articoli su di essa", dice. "per la come un epidemia, nel senso che se uno e' infetto da un'idea sbagliata poi la contagia ad altri ricercatori attraverso le riviste".
Sebbene gli scienziati ed i
giornalisti scientifici
continuino a ribadire
l'importanza del processo di
revisione tra pari, i
ricercatori ammettono che gli
studi viziati da errori di
prospettiva, sbagliati, o
persino fraudolenti riescono a
venire pubblicati nelle
riviste con estrema
facilità. Nature, la grande
signora delle riviste
scientifiche, in un editoriale
del 2006 ha scritto:
"Gli scienziati sanno che di per
sé la revisione tra pari
fornisce solo una minima
garanzia di qualità ma la
percezione che arriva al
pubblico e' ben distante dalla
realtà". Inoltre il processo di
revisione tra pari spesso
scoraggia gli studiosi ad
avventurarsi su strade nuove e
li spinge a lavorare sui
risultati dei colleghi (che sono
i loro potenziali revisori) in
modi che solo sembrano
importanti passi avanti.
Ad esempio per mirabolanti
associazioni genetiche
(identificato il gene
dell'autismo!) e scoperte
nutrizionali (l'olio di oliva
abbassa la pressione sanguigna!)
che in realtà sono varianti
ipotetiche e contraddittorie
dello stesso tema.
La
maggior parte dei redattori
delle riviste non cerca nemmeno
di difendersi dai problemi che
affliggono questi studi.
Le
università ed i
centri di ricerca governativi
che supervisionano la
ricerca raramente impongono
standard di qualità più elevati,
e quando lo fanno, la comunità
scientifica s'infuria e respinge
le interferenze esterne.
La protezione migliore nei
confronti di errori sulle
ricerche e preconcetti dovrebbe
avvenire da parte degli studiosi
che sottopongono a nuove
verifiche le proprie ed altrui
conclusioni, ma non lo fanno.
Soltanto i risultati di maggiore
rilievo vengono messi alla
prova, perche' confermarli o
smentirli può aiutare a
raggiungere la pubblicabilità.
Ma anche negli studi più influenti a volte le evidenze sono veramente limitate. Dei 45 studi supercitati presi in considerazione da Ioannidis ben 11 non sono mai stati verificati una seconda volta. Ma c'e' di peggio: Ioannidis ha verificato che un errore di metodo rimane per anni o addirittura decenni, anche quando viene identificato. Esaminando tre degli studi principali degli anni '80 e '90 ognuno dei quali successivamente smentito, ha scoperto che i ricercatori continuavano a citare lo studio originale il più delle volte ancora come corretto, in un caso addirittura per 12 anni.
I medici dovrebbero accorgersi che i pazienti non reagiscono alle terapie che la letteratura li aveva indotti a pensare, ma il settore e' appositamente condizionato a vedere i propri risultati come aneddotici rispetto a quelli degli studi. Eppure la maggior parte di quello che fanno i medici non e' mai stata verificata con studi credibili dato che questa necessità e' cominciata a sentirsi solo negli anni '90. Ora il settore deve recuperare più di un secolo di medicina non basata su prove, dando ancora più importanza alle asserzioni di Ioannidis secondo le quali le conoscenze mediche sono fondamentalmente errate. Il fatto che questa mancanza non porti a gravi conseguenze per la salute e' dato principalmente dal fatto che la maggior parte dei consigli ed interventi medici non riguardano condizioni di vita o di morte ma ci portano a lievi migliorie o peggioramenti che non modificano in maniera sostanziale i nostri rischi per la salute.
La
ricerca medica non e' certo
l'unica ad essere afflitta da
errori sistematici. Altri
esperti metaricercatori hanno
confermato che problematiche
simili distorcono la ricerca in
tutti i settori della scienza,
dalla fisica all'economia (dove
gli autorevoli economisti J.
Bradford DeLong e Kevin Lang una
volta mostrarono come una
completa insufficienza di prove
su studi economici pubblicati
porterebbe a pensare che nessuno
di loro sia corretto). Ed e'
superfluo aggiungere che la
situazione peggiora ancora con
la miriade di saggi popolari che
ci vengono propinati da guru e
presunti esperti di diete,
rapporti umani, investimenti e
relazioni familiari. Ma ci
aspettiamo di più dagli
scienziati, ed in particolare
dalla scienza medica, perche'
siamo convinti che la nostra
vita dipenda dalle loro
scoperte. L'opinione pubblica
difficilmente si rende conto di
quanto sia azzardata questa
scommessa.
La stessa comunità medica
avrebbe continuato a
sottovalutare la gravità del
problema se Ioannidis non
l'avesse costretta ad
affrontarlo con gli studi che ha
pubblicato nel 2005.
Inizialmente Ioannidis pensò che la comunità avrebbe reagito ai suoi studi contestandoli. Invece sembra sollevato dal fatto che sembri che il settore sia riuscito a dare corpo a questi sospetti, aspettando che qualcuno avesse il coraggio di parlarne, ed anzi ansioso di saperne di più. David Gorski, un chirurgo e ricercatore del Detroit’s Barbara Ann Karmanos Cancer Institute, ha fatto notare, attraverso il suo blog che e' molto conosciuto, che quando ha presentato le ricerche di Ioannidis sui lavori più citati ad un meeting professionale "non uno solo dei miei colleghi aveva il minimo cenno di sorpresa o era disturbato dai suoi risultati". Ioannidis propone una teoria per una tale tranquilla accettazione dei suoi studi. "Non penso che le persone hanno pensato che stessi solo cercando di provocarli perche' ho mostrato che era proprio un problema della comunità invece di additare singoli esempi di cattiva ricerca", dice. In un certo modo e' come se avesse fornito la possibilità per tutti di ammettere le problematiche che li affliggono senza la necessità di mostrarsi colpevoli, in quanto e' come se tutti si comportassero nello stesso modo.
Dire
che il lavoro di Ioannidis e'
stato accolto pienamente non gli
renderebbe giustizia. Il suo
studio pubblicato su PLoS
Medicine e' il più scaricato
nella storia della rivista e non
e' nemmeno il lavoro più citato
di Ioannidis, che e' invece
quello pubblicato in Nature
Genetics sulla problematica dei
legami genetici.
Molti ricercatori vogliono
lavorare con lui: ha pubblicato
studi con 1328 diversi coautori
di 538 istituzioni in 43 diversi
paesi, dice. Stima di aver
ricevuto l'anno scorso 1000
inviti a parlare ad altrettante
conferenze ed istituzioni sparse
per il mondo e accettava una
media di 5 inviti al mese fino a
che un problema di vertigini
dovuto all'eccessivo viaggiare
non l'ha fermato. Ciononostante,
nelle settimane prima della mia
visita aveva già partecipato ad
una conferenza sull'AIDS a San
Francisco, all'European Society
for Clinical Investigation,
all'Harvard’s School of Public
Health, alla scuola di medicina
di Stanford and Tufts.
A
Ioannidis non sfugge l'ironia di
aver avuto tutto questo successo
accusando la comunità della
ricerca medica di cercare solo
il successo e nota che
bisognerebbe sollevare il
problema se lui stesso non stia
gonfiando i suoi risultati. "Se
conducessi uno studio e le
conclusioni dimostrassero che
nel campo della ricerca non ci
fossero pregiudizi, lo
pubblicherei?", si chiede.
"Mi creerebbe un vero conflitto
psicologico". Ma il suo cruccio
più grande, dice, e' quello che
benche' i suoi colleghi
ricercatori sembrano aver
recepito il suo messaggio,
nessuno in realtà si preoccupi
di migliorare la qualità del
proprio lavoro.
"Forse non incontro grosse
resistenze in quello che dico",
spiega. "Ma e' difficile
cambiare il comportamento
abituale ed il modo di pensare
di medici, pazienti e persone
sane".
Nonostante l'aspetto del campus della scuola di medicina dell'università di Ioannina sia decisamente caotico, l'ospedale ha un aspetto solido e rassicurante. Athina Tatsioni si offre di farmi visitare la struttura ma riusciamo a malapena a raggiungere l'entrata che una donna anziana dall'aria preoccupata la ferma. Tatsioni, normalmente piuttosto riservata, e' molto calorosa con la signora e dopo una breve ma intensa conversazione la abbraccia e la saluta. Tatsioni mi spiega che quella donna e suo marito furono pazienti anni orsono, ed al momento il marito era ricoverato con dolori addominali. Tatsioni le aveva promesso di passare nella sua stanza per salutarlo. Ricordando la storia dell'appendicite la punzecchio in proposito e mi confessa di volerlo controllare personalmente. Deve però comportarsi in modo circospetto per non dare l'idea di voler controllare l'operato degli altri medici.
La sua preoccupazione non e' tanto che gli asportino inutilmente l'appendice quanto la preoccupazione che, come accade a molti pazienti, gli vengano somministrati una serie di farmaci che possano essergli poco utili ed invece causargli problemi. Normalmente vengono richiesti una serie di esami biochimici come grasso epatico, funzionalità pancreatica e così via", mi dice. "I test potrebbero rivelare qualche problema, ma sono probabilmente irrilevanti. Una semplice chiacchierata con il paziente ed una anamnesi accurata potrebbe dare risultati migliori".
Ovviamente a tutti i medici e' stato insegnato di far fare quegli esami, fa notare, e seguire quella pratica fa risparmiare tempo rispetto ad una lunga chiacchierata con il paziente. I medici vengono anche istruiti a somministrare al paziente ogni farmaco che che possa contribuire a sistemare i valori sballati. Ma quello che nessuno gli ha insegnato a fare e' esaminare gli studi che supportano l'uso di questi farmaci come terapia standard. "Quando leggi gli articoli scopri spesso che i farmaci non funzionano meglio di un placebo. E nessuno ha studiato come interagiscono con altri farmaci. A volte basta togliere ad un paziente tutte le medicine per farlo stare subito meglio", dice Tatsioni. Non soltanto controllare le ricerche' e' una attività che richiede tempo, ma spesso sono gli stessi pazienti che non vogliono rinunciare ai loro farmaci perche' li trovano rassicuranti.
Più
tardi Ioannidis mi dice che ha
scelto di avere diversi clinici
nel suo team. "I ricercatori ed
i medici spesso non si capiscono
perche' parlano una lingua
diversa", dice. Visto che alcuni
dei suoi ricercatori passano più
della metà del tempo a visitare
i pazienti, spera che la sua
squadra sarà in grado di colmare
questo vuoto. La loro esperienza
di prima mano viene comunicata
ai team di ricerca e questo li
aiuta a scrivere le ricerche con
un linguaggio più convincente
per i medici.
Secondo lui non e' necessario
che i medici prendano le loro
decisioni basandosi
esclusivamente su prove certe
perche' il trattamento dei
pazienti e' troppo complesso
perche' sia possibile definire
ogni singolo caso con uno studio
dettagliato.
"I medici devono sapersi
affidare al loro istinto nel
fare le proprie scelte. Ma
queste scelte devono essere il
più possibile supportate dalle
prove. E se le prove non sono
attendibili, i medici dovrebbero
saperlo. E così i pazienti".
In
effetti, la possibilità di
divulgare i dati sulle ricerche
mediche e' una questione spinosa
per la comunità dei
metaricercatori.
I medici hanno già l'impressione
di dover faticare parecchio per
impedire ai pazienti di
rivolgersi a terapie alternative
come l'omeopatia o di
autodiagnosticarsi in modo
errato via Internet, o più
semplicemente di trascurare i
trattamenti necessari, quindi
non hanno nessuna voglia di
fornire altre ragioni per
evitare di fidarsi del loro
operato. Tutto questo senza
considerare che la disillusione
del pubblico potrebbe
ripecuotersi negativamente sui
finanziamenti alla ricerca.
A Ioannidis non interessano
queste preoccupazioni. "Se non
parliamo al pubblico di questi
problemi allora non siamo
migliori dei falsi scienziati
che sostengono di poter guarire
le persone", dice. "Se i farmaci
non funzionano e non siamo
sicuri di come curare una
malattia, perche' dovremmo
sostenere il contrario? Ma se
effettivamente non siamo in
grado di fare miracoli, per
quanto tempo riusciremo ad
ingannare l'opinione pubblica?
La ricerca scientifica e'
probabilmente la più grande
conquista nella storia
dell'umanità, ma questo non
implica di avere il diritto di
ingigantire i nostri risultati".
Potremmo risolvere la grande
degli errori, dice Ioannidis,
semplicemente se smettessimo di
aspettarci che gli scienziati
abbiano sempre ragione. Questo
perche' nella scienza va bene
avere torto, ed e' anche
necessario - purche' si ammetta
apertamente il proprio errore
invece di nasconderlo, e si
passi a qualcosa di nuovo
finche' non si riesca ad
arrivare a qualcosa di
genuinamente rivoluzionario.
Ma finche' le carriere
rimarranno legate alla
produzione di un fiume di
ricerche abbellite per sembrare
più corrette di quello che sono,
gli scienziati produrranno
esattamente quello.
"La scienza e' una materia
occupazione nobile, ma a basso
rendimento", dice Iannodis.
"Credo che solo una piccolissima
percentuale della ricerca medica
potrà portare miglioramenti
notevoli negli esiti clinici e
nella qualità della vita.
Dobbiamo accettare serenamente
questo fatto".
Articolo originale: "Lies,
Damned Lies, and Medical Science"
- Traduzione di Dusty -
Il Portico
Dipinto
VACCINI:
Per chi è a favore delle
vaccinazioni, si consiglia questo bel scritto, questa lettera concisa
e convincente scritta dal medico neurologo dott.
Russell Blaylock di fama mondiale, saprà smantellare
tutti gli argomenti utilizzati a sostegno di questa
disumana pratica barbarica. - Dicembre 2009
Ho avuto il privilegio di incontrare il dottor Blaylock
nel corso di una conferenza pochi anni fa.
Lui è molto intelligente, un pensiero chiaro, logico
medico che non ha paura degli effetti negativi sulla sua
carriera nell’affermare la verità sulle atrocità delle
vaccinazioni. Ascoltare un medico come il dottor
Blaylock che non ha alcun interesse finanziario o di
altro tipo su questo argomento, solo per parlare della
verità per amore dell’obbiettività è infinitamente più
prezioso che ascoltare medici e altri "esperti" che lo
fanno per interesse.
By Sarah, TheHealthyHomeEconomist.com
VACCINI: PERTOSSE, con
quello ACELLULARE (DTPa) si DIFFONDE l’INFEZIONE –
Nov 2013
Still contagious. The current whooping cough vaccine may
allow people to spread the disease even if they don't
get sick, a new animal study suggests […] “There's a
difference between protecting individuals from illness
and bringing down the incidence of pertussis in the
population,” Merkel says. “To do both we may need a
different vaccine.”
TRADUZIONE
Ancora contagiosa. Un nuovo studio sugli animali
suggerisce che l’attuale vaccino contro la pertosse può
permettere alle persone di diffondere la malattia, anche
se non si ammalano […] "C'è differenza tra proteggere
gli individui dalla malattia e abbattere l'incidenza
della pertosse nella popolazione", dice Merkel "Per fare
entrambe le cose potremmo aver bisogno di un vaccino
diverso."
FONTE: Science 25 Novembre, 2013
http://news.sciencemag.org/health/2013/11/whooping-cough-vaccine-does-not-stop-spread-disease-lab-animals
Tod J. Merkel ricercatore presso l'Ufficio ricerca
vaccini e revisioni della
FDA, è
l' autore principale di uno studio condotto dalla stessa
FDA e pubblicato in PNAS dal titolo: “Acellular
pertussis vaccines protect against disease but fail to
prevent infection and transmission in a nonhuman primate
model”
http://www.pnas.org/content/111/2/787.full.pdf )
Lo studio ha evidenziato come i babbuini vaccinati
fossero protetti da sintomi severi associati alla
pertosse ma non dalla colonizzazione del batterio, non
si liberassero dell’infezione prima degli animali
“naive” (ndt: non da esperimento), e trasmettessero
facilmente la Bordetella pertussis ai loro contatti non
vaccinati.
I ricercatori hanno argomentato che questo era dovuto
alle differenze tra l’ immunità conferita dalla
infezione contratta naturalmente e quella conferita dal
vaccino. L’infezione naturale conferisce una robusta
immunità cellulo-mediata (cioè mediata da cellule: i
linfociti) che la vaccinazione in realtà previene
favorendo l’immunità umorale (cioè mediata da
anticorpi), che significa che il vaccino stimola la
produzione di anticorpi ma non la memoria di cui le
cellule hanno bisogno per una immunità robusta e di
lunga durata.
“When you’re newly vaccinated you are an asymptomatic
carrier, which is good for you, but not for the
population” ovvero “quando sei stato da poco vaccinato,
sei un portatore asintomatico, cosa che va bene per te
ma non per il resto della popolazione” - By Tod J.
Merkel
http://www.nytimes.com/2013/11/26/health/study-finds-vaccinated-baboons-can-still-carry-whooping-cough.html?_r=0
Commento NdR: Questo è esattamente l’opposto di
quanto viene solitamente detto ai genitori riguardo la
necessità di vaccinarsi, perché il “gregge” ha bisogno
di essere vaccinato per proteggere coloro che non
possono essere vaccinati (neonati, immunodepressi, ecc.)
Infatti la BALLA spaziale dell’effetto
gregge (protezione del gregge = le pecore) NON esiste
!
Un'altro studio recente della
FDA, afferma che negli
US:
"Ci sono
stati
48.000 casi
denunciati lo scorso
anno 2014, nonostante
gli alti tassi di
vaccinazione", ha detto
Anthony Fauci,
MD, direttore del
National Institute of Allergy
e Malattie infettive
del NIH.
"Questa
rinascita suggerisce la
necessità di ricerche sulle
cause che stanno dietro
l'aumento di
infezioni e
modi più
efficaci per prevenire
la diffusione della malattia."
"Questa
ricerca suggerisce
che, anche se
gli individui immunizzati con
un vaccino
acellulare possono essere
protetti dalle malattie,
essi possono ancora
essere infettati
con i batteri
e sono in grado
di
diffondere l'infezione
ad altri, inclusi i bambini
piccoli che sono suscettibili
di malattia
pertosse".
In parole povere: i vaccinati NON sono protetti dal
vaccino e possono anche infettare altri soggetti.....
Tratto da:
http://www.fda.gov/NewsEvents/Newsroom/PressAnnouncements/ucm376937.htm
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20200027
Il passaggio a un
vaccino per la pertosse creato artificialmente, in
laboratorio, con le tecniche di ingegneria genetica, è
responsabile dell’aumento dei casi di mortalità
verificatisi per la malattia negli Stati Uniti.
E’ quanto suggerisce e dimostra un nuovo studio a firma
della
Monash University, la più grande Università
australiana, con campus localizzati in Malesia, Sud
Africa, India e Italia.
I risultati sottolineano la necessità di condurre una
ricerca simile in Australia e nel Regno Unito, sotto la
supervisione dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità, dove i casi di pertosse sono
entrati in una pericolosa spirale verso l’alto negli
ultimi dieci anni, come afferma il Dr. Manoj Gambhir,
Professore Associato presso la sede australiana della
Monash
University.
vedi: Pertosse
e Cure naturali
+ Pertosse +
Pertosse 2
+
Polio e Vaccini
+ Come
nasce l'Unica malattia del Vivente
+
I germi non solo causa di
malattia +
Effetto Gregge
+
Pertosse 2
+
Trivalente - 2 +
Interrogazione Parlamentare
+
Morti per vaccino
+
Penta Vaccini, i loro
pericoli +
Meccanismo dei danni dei vaccini
UK (Gran Bretagna)
Negli anni 1950 (mese di aprile), l'Associazione
Medicale Britannica, ha sospeso e proibito il
vaccino per la
difterite +
pertosse a
seguito di numerosi casi di
poliomielite
(paralisi
infantile) constatati sui
bambini vaccinati da quel vaccino.
Tratto da: I ciarlatani della medicina, a pag. 170.
VACCINI: PERTOSSE,
con quello ACELLULARE (DTPa) si DIFFONDE l’INFEZIONE
– Nov 2013
Still contagious. The current whooping cough vaccine may
allow people to spread the disease even if they don't
get sick, a new animal study suggests […] “There's a
difference between protecting individuals from illness
and bringing down the incidence of pertussis in the
population,” Merkel says. “To do both we may need a
different vaccine.”
TRADUZIONE
Ancora contagiosa. Un nuovo studio sugli animali
suggerisce che l’attuale vaccino contro la pertosse può
permettere alle persone di diffondere la malattia, anche
se non si ammalano […] "C'è differenza tra proteggere
gli individui dalla malattia e abbattere l'incidenza
della pertosse nella popolazione", dice Merkel "Per fare
entrambe le cose potremmo aver bisogno di un vaccino
diverso."
FONTE: Science 25 Novembre, 2013
http://news.sciencemag.org/health/2013/11/whooping-cough-vaccine-does-not-stop-spread-disease-lab-animals
Tod J. Merkel ricercatore presso l'Ufficio ricerca
vaccini e revisioni della
FDA, è
l' autore principale di uno studio condotto dalla stessa
FDA e pubblicato in PNAS dal titolo: “Acellular
pertussis vaccines protect against disease but fail to
prevent infection and transmission in a nonhuman primate
model”
http://www.pnas.org/content/111/2/787.full.pdf )
Lo studio ha evidenziato come i babbuini vaccinati
fossero protetti da sintomi severi associati alla
pertosse ma non dalla colonizzazione del batterio, non
si liberassero dell’infezione prima degli animali
“naive” (ndt: non da esperimento), e trasmettessero
facilmente la Bordetella pertussis ai loro contatti non
vaccinati.
I ricercatori hanno argomentato che questo era dovuto
alle differenze tra l’ immunità conferita dalla
infezione contratta naturalmente e quella conferita dal
vaccino. L’infezione naturale conferisce una robusta
immunità cellulo-mediata (cioè mediata da cellule: i
linfociti) che la vaccinazione in realtà previene
favorendo l’immunità umorale (cioè mediata da
anticorpi), che significa che il vaccino stimola la
produzione di anticorpi ma non la memoria di cui le
cellule hanno bisogno per una immunità robusta e di
lunga durata.
“When you’re newly vaccinated you are an asymptomatic
carrier, which is good for you, but not for the
population” ovvero “quando sei stato da poco vaccinato,
sei un portatore asintomatico, cosa che va bene per te
ma non per il resto della popolazione” - By Tod J.
Merkel
http://www.nytimes.com/2013/11/26/health/study-finds-vaccinated-baboons-can-still-carry-whooping-cough.html?_r=0
Commento NdR: Questo è esattamente l’opposto di
quanto viene solitamente detto ai genitori riguardo la
necessità di vaccinarsi, perché il “gregge” ha bisogno
di essere vaccinato per proteggere coloro che non
possono essere vaccinati (neonati, immunodepressi, ecc.)
Infatti la BALLA spaziale dell’effetto
gregge (protezione del gregge = le pecore) NON esiste
!
Quindi secondo le
fonti ufficiali i soggetti, bambini,
ragazzi, adulti,
vaccinati con il vaccino
per la
Pertosse,
Varicella
o con il Morbillo,
ecc., possono
facilmente "infettare"
gli altri,... purtroppo
questa possibilita' e'
valida anche per tutti gli
altri soggetti vaccinati
di QUALSIASI VACCINO
!
Nel 2014, un innovativo
studio pubblicato sulla
rivista Clinical
Infectious Diseases,
tra gli autori del quale
ci sono scienziati che
lavorano per Bureau of
Immunization, New York
City Department of
Health and Mental
Hygiene e National
Center for Immunization
and Respiratory Diseases,
Centers for Disease
Control and Prevention
(CDC), ha preso in
esame le prove che, nel
focolaio di morbillo
scoppiato a New York nel
2011, sia gli individui
precedentemente
vaccinati che quelli con
"immunità"
da vaccino, erano in
grado di essere
infettati con il
morbillo e di infettare
altri (trasmissione
secondaria).
Questa scoperta ha
suscitato anche
l’attenzione dei media,
come l’articolo apparso
su Sciencemag.org
nell’aprile 2014
intitolato:
“Per la prima volta una
epidemia di morbillo è
stata ricondotta ad un
individuo completamente
vaccinato“.
Questo studio
rivoluzionario
intitolato “Epidemia
di
morbillo tra persone
"immunizzate" (vaccinate)
in precedenza, New York
City, 2011”, ha
riconosciuto che, “il
morbillo può
manifestarsi anche in
individui vaccinati,
ma non è stata
documentata la
trasmissione secondaria
da tali individui”.
Al fine di scoprire se
individui completamente
vaccinati per il
morbillo siano capaci di
essere infettati e di
trasmettere l’infezione
ad altri, gli studiosi
hanno preso in esame i
casi sospetti ed i
contatti esposti durante
l‘epidemia di morbillo
del 2011 a New York. Si
concentrarono su un
paziente che aveva
ricevuto due dosi di
vaccino per il morbillo
e fu scoperto che,
”su 88 contatti, quattro
casi secondari avevano
ricevuto due dosi di
vaccino anti- morbillo o
avevano una precedente
positività di anticorpi
IgG per il morbillo .
Tutti i casi sono stati
confermati in
laboratorio, i sintomi
clinici erano coerenti
con il morbillo e
presentavano un’alta
presenza di anticorpi
IgG caratteristica di
una risposta immunitaria
secondaria.”
La loro
importante conclusione fu la seguente:
”Questa è la prima segnalazione di
trasmissione del morbillo da un individuo
vaccinato due volte. La manifestazione
clinica e i dati di laboratorio erano tipici
del morbillo in un individuo mai esposto al
virus.
Casi secondari avevano risposte anticorpali
anamnestiche robuste. Nessun caso terziario
si è verificato nonostante i numerosi
contatti. Questo focolaio sottolinea la
necessità di una approfondita indagine
epidemiologica e di laboratorio dei casi
sospetti di morbillo a prescindere dallo
status vaccinale“.
Ovviamente questo fenomeno: individuo
completamente vaccinato che infetta altri
individui completamente vaccinati, è stato
ignorato dalle agenzie sanitarie e dai
media.
Questi dati confermano la possibilità che,
durante il focolaio di morbillo verificatosi
a Disney, soggetti precedentemente vaccinati
(chiunque facente parte del 18% che si sa
essersi infettato-ammalato) possono essere
stati infettati o anche aver contratto il
morbillo dal vaccino e aver trasmesso il
morbillo sia ai vaccinati che ai non
vaccinati.
Fonte:
http://www.greenmedinfo.com/blog/measles-transmitted-vaccinated-gov-researchers-confirm
- a mezzo: comilva.org
Ecco altra bibliografia che dimostra questi fatti:
-
http://www.hopkinsmedicine.org/kimmel_cancer_center/patient_information/Patient%20Guide%20Final.pdf
- http://www.stjude.org/stjude/v/index.jsp?vgnextoid=20206f9523e70110VgnVCM1000001e0215acRCRD
- Outbreak of Measles Among Persons With
Prior Evidence of Immunity, New York City, 2011
http://cid.oxfordjournals.org/content/early/2014/02/27/cid.ciu105
- Detection of Measles Virus RNA in Urine Specimens from Vaccine
Recipients
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7494055
- Comparison of the Safety, Vaccine Virus Shedding and
Immunogenicity of Influenza Virus Vaccine, Trivalent, Types A
and B, Live Cold-Adapted, Administered to Human Immunodeficiency
Virus (HIV)-Infected and Non-HIV Infected Adults
http://jid.oxfordjournals.org/content/181/2/725.full
- Sibling Transmission of Vaccine-Derived Rotavirus (RotaTeq)
Associated with Rotavirus Gastroenteritis
http://pediatrics.aappublications.org/content/125/2/e438
-
Polio vaccination may continue after wild
virus fades
http://www.cidrap.umn.edu/news-perspective/2008/10/polio-vaccination-may-continue-after-wild-virus-fades
- Engineering attenuated virus vaccines by controlling
replication fidelity
http://www.nature.com/nm/journal/v14/n2/abs/nm1726.html
- CASE of VACCINE-ASSOCIATED MEASLES FIVE WEEKS POST-IMMUNISATION,
BRITISH COLUMBIA, CANADA, October 2013
http://www.eurosurveillance.org/ViewArticle.aspx?ArticleId=20649
- The Safety Profile of Varicella Vaccine: A 10-Year Review
http://jid.oxfordjournals.org/content/197/Supplement_2/S165.full
- Comparison of Shedding Characteristics of Seasonal Influenza
Virus (Sub)Types and Influenza A(H1N1)pdm09; Germany, 2007 -
2011
http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0051653
- Epigenetics of Host-Pathogen Interactions: The Road Ahead and
the Road Behind
http://journals.plos.org/plospathogens/article?id=10.1371/journal.ppat.1003007
- Animal Models for Influenza Virus Pathogenesis and
Transmission
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3063653/
- Acellular pertussis vaccines protect against disease but fail
to prevent infection and transmission in a nonhuman primate
mode
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24277828
- Study Finds Parents Can Pass Whooping Cough to Babies
http://www.nytimes.com/2007/04/03/health/03coug.html?_r=0
- Immunized People Getting Whooping Cough
http://www.kpbs.org/news/2014/jun/12/immunized-people-getting-whooping-cough/
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