Continua in:
Ricerca nelle mani -
2 +
False ricerche
La maggior parte
delle
case farmaceutiche è stata fondata a
meta-fine ottocento o primi del novecento.
Inizialmente le nazioni trainanti in questo
settore furono Svizzera, Germania ed Italia.
Nel novecento il concetto di scoperta
scientifica si è fuso con quello di bene di
consumo di massa, per cui la aziende
farmaceutiche hanno imposto un nuovo modo di
fare medicina pratica.
Ricerche
truccate su pressioni degli
Sponsor …..
Da:
Corriere della Sera: pag. I, II Messaggero: pag.
14 -
14 giugno
2005
Nei
laboratori USA il 15% dei ricercatori ha ammesso
di aver modificalo
i risultati dei propri lavori, di non aver
rispettato le regole etiche negli studi clinici,
di aver coperto colleghi che
utilizzavano dati falsi o proposto interpretazioni
non
corrette
dei dati stessi.
L'indagine e' stata svolta negli Stati Uniti
da Health Partners Research Foundation di Minneapolis.
I ricercatori intervistati, il cui lavoro era finanziato
dai National Institutes of Health, dichiarano che
c'e' tanta
competizione e le
pressioni
commerciali sono sempre
piu'
forti.
http://www.aboutpharma.it/notizia.asp?id=8643
Da recenti ricerche e piu' accurate risulta
che sono false o sponsorizzate da
Big Pharma,
lo 85% degli studi pubblicati !
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4204808/
Case farmaceutiche e
Corruzione: lo scandalo planetario della
Glaxo
Smith Kline - 26/04/2014
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/26/case-farmaceutiche-e-corruzione-lo-scandalo-planetario-della-glaxo-smith-kline/964564/
Ritirato lo
studio che esaminava le differenze nello stato
di salute fra bambini vaccinati e non vaccinati
- 2018
La censura della scienza non è un fatto nuovo.
In Canada, ad esempio, hanno suscitato molte
perplessità i vincoli governativi sempre più
stringenti che impedivano agli scienziati di
rendere note al pubblico le loro scoperte.
La censura, nel suo complesso, è un problema
costantemente sottostimato nella nostra società.
L'elezione di Donald Trump ha certamente
mostrato il fatto che i media mainstream
riportano solo le narrazioni che vogliono farci
vedere.
Nell'ultimo caso di
censura scientifica, un articolo di una rivista
scientifica è stato “rimosso,” ma solo dopo che
i sostenitori dei vaccini hanno dichiarato che
doveva essere eliminato. Lo studio, vedete,
esaminava le differenze nello stato di salute
fra bambini vaccinati e non vaccinati. I
risultati indicavano che "i bambini
vaccinati mostravano significativamente meno
probabilità di ricevere diagnosi di varicella e
pertosse rispetto ai non vaccinati, ma
significativamente più probabilità di ammalarsi
di polmonite, otite media, allergie e patologie
del neurosviluppo - NDDs (definite come disturbo
dello spettro autistico, sindrome da deficit di
attenzione e iperattività, e/o disturbo
dell'apprendimento).”
Dalle segnalazioni
delle madri, i ricercatori hanno scoperto che
i bambini vaccinatierano più soggetti ad
allergie e patologie del neurosviluppo (NDDs).
Il team ha notato che anche dopo aver tenuto
conto di altri fattori, la vaccinazione restava
associata in modo rilevante alla presenza di
patologie a carico del neurosviluppo, con una
probabilità di ricevere una diagnosi di questo
tipo quasi tre volte superiore rispetto al
controllo. La combinazione di nascita pretermine
e vaccinazione produceva un rischio persino
maggiore di NDDs, aumentandone le possibilità di
oltre sei volte.
Nell'abstract, i ricercatori hanno scritto come
conclusione: “In questo studio basato sui report
delle madri, i vaccinati hanno avuto un tasso
superiore di allergie e di patologie del
neurosviluppo rispetto ai non vaccinati. La
vaccinazione, ma non la nascita pretermine, è
rimasta associata in modo significativo a questo
tipo di malattie dopo aver tenuto conto di altri
fattori. Tuttavia, la nascita pretermine
combinata con la vaccinazione era associata ad
un aumento apparentemente sinergico nello
sviluppo di NDDs. Sono necessarie ulteriori
ricerche che coinvolgano campioni più ampi e
indipendenti per verificare e comprendere queste
scoperte inattese ed ottimizzare l'impatto dei
vaccini sulla salute dei bambini.”
Baxter Dmitry di
Investment Watch Blog sottolinea che questo
studio è stato “rimosso” dalla rivista Frontiers
In Public Health. Normalmente, è ancora
possibile vedere la copia cache nell'archivio di
internet. Ma Baxter afferma che anche quella è
stata cancellata, dichiarando “anche la copia
cache disponibile nell'archivio di internet è
stata rimossa, il che denota l'esistenza di una
vera e propria campagna per evitare che il
pubblico venga a conoscenza di questo studio.”
Fortunatamente, è stato salvato uno screenshot
dello studio prima che il tutto scomparisse per
sempre da internet.
Prima di essere
rimosso da internet, lo studio è stato
sottoposto ad una enorme quantità controlli; a
quanto pare in questo caso l'uso di sondaggi,
che vengono ampiamente utilizzati per la
raccolta dati - sarebbe in qualche modo viziato
dal "biais" (forma di distorsione della
valutazione causata dal pregiudizio, N.d.T.).
Fra i più suggestivi commenti pubblici, “Questo
studio è caratterizzato da carente
progettazione, benché i risultati non siano
impossibili. Esso si basa sui report spontanei
delle madri, inducendo al biais,” e “Ecco un
altro studio spazzatura sulla rivista Frontiers.
Scienziati, smettetela di recensire/pubblicare
qui.”
Non è certo la prima volta che uno studio che
mostri i potenziali effetti nocivi dei
vaccini viene ritirato da internet. A febbraio,
la rivista Vaccine rimosse temporaneamente, e
poi alla fine ritirò, uno studio che associava
il vaccino contro il papillomavirus (HPV) a
disturbi comportamentali nei topi.
Pubblicare ricerche
che contengono informazioni in conflitto con le
narrazioni dei mass media, continua a mostrarsi
un modo veloce e facile per trovarsi sulla lista
nera della censura da parte dei media
tradizionali.
Questo fatto sottolinea ancora una volta
l’importanza della ricerca indipendente e dei
media alternativi.
Fonti:
-
http://www.activistpost.com/2016/12/vaccinated-versus-unvaccinated-children-2016-health-study-pulled-from-publication.html
-
http://www.naturalblaze.com/2016/12/notable-study-on-vaccinated-vs-unvaccinated-children-pulled-from-web.html
-
http://www.universityworldnews.com/article.php?story=20130625133943361
-
https://vaccineimpact.com/2016/retracted-paper-linking-hpv-vaccine-to-behavioral-issues-republished/
Ex VICEPRESIDENTE
PFIZER
- dr. Peter Rost afferma su: "il
malaffare farmaceutico"
"Le università, le istituzioni sanitarie e tutti
coloro che ho incontrato quand'ero a capo di una
casa farmaceutica, tutti vogliono soldi.
Nessuno ha soldi e tutti ne hanno bisogno. Il
governo non ha soldi, le università non ne
hanno.
Le uniche coi soldi, sono le grandi
multinazionali e loro ne hanno tanto, e lo usano
per esercitare influenza.
Il modo in cui viene fatto è il seguente: dai a
queste istituzioni e organizzazioni delle
donazioni per ricerche contro il cancro, per
sviluppare insieme delle ricerche, sviluppi
delle amicizie, ti assicuri che queste
istituzioni siano in debito con te, e paghi i
professori, i ricercatori e dottori direttamente
o come Speaker, li fai andare in giro per il
paese per parlare a conferenze, li paghi 1.000,
2.000 dollari al giorno, a volte di più...".
- vedi
video intervista su :
http://www.infoautismo.it/radioautismo.org/watch.php?vid=39bdbae70
vedi:
Corruzione
RICERCA DEVIATA ai MEDICINALI che MANTENGONO la
MALATTIA CRONICA.
INTERVISTA al PREMIO NOBEL per la MEDICINA:
RICHARD J. ROBERTS. - MEDITATE e CONDIVIDETE !
Il vincitore del Premio Nobel per la Medicina,
Richard J.Roberts, denuncia il modo in cui
operano le grandi
industrie farmaceutiche
nel sistema capitalistico, anteponendo i
benefici economici alla salute e rallentando lo
sviluppo scientifico nella cura delle malattie
perché guarire non è fruttuoso come la
cronicità.
COME si INVENTANO le
MALATTIE (ovvero come i sintomi sono promossi a
malattie) +
Malattie Inventate
La strategia della
creazione di malati
MEDICI e
ricercatori ASSASSINATI da BIG PHARMA....oltre
a quelli osteggiati !
US -
Ricercatori, medici, che hanno scoperto le
porcherie vaccinali e quelle dei farmaci sono
stati UCCISI,
ecco le loro foto:
Italy - Le associazioni dei medici rispondo
alla federazione FNOMCEO degli Ordini dei
medici, il 50% degli studi medici
pubblicati, sono FALSI ! - Gen. 2017
http://www.freedompress.cc/vaccini-radiazione-medici-le-associazioni-sindacali-medici-rispondono/
Confessioni di un
Informatore farmaceutico
....dal marketing, unica regola regina
nella distribuzione dei farmaci e/o
Vaccini, agli
accordi tra governi e multinazionali per la
“gestione” delle malattie, dalle confessioni di
anonimi informatori farmaceutici, allo strano
ruolo chiave dei medici di base: cosa si
nasconde dietro un farmaco e cosa ci viene
prescritto realmente ? - video da vedere:
http://vimeo.com/52822936#at=0
Ormoni, pressioni sui medici per
venderli...anche per i bambini
E’ ormai noto che
la maggior parte dei farmaci prescritti dai
medici
allopati, non curano
in modo definitivo le
malattie,
ma sono solo dei palliativi che, alle volte,
alleviano i sintomi od il dolore che spesso
provocano esse stesse. Ma chi veramente si risanano sono i
fatturati delle multinazionali dei Farmaci e
Vaccini, i
quali servendosi di medici che ignorano tutte le
possibili terapie naturali alternative per ogni
malattia, divengono di fatto i rappresentanti di
BIG PHARMA.
TUTTI gli Enti
sanitari sono
collusi con le
case farmaceutiche
CDC, FDA,
OMS,
EMEA, AIFA,
MINISTERO della "salute" italiano....ecc.
tutti sono la lunga mano di
Big Pharma...
vedi:
Conflitti di
Interesse in Medicina
+
Truffa delle
riviste dette "scientifiche"
+
Miti
della Scienza +
Miti dei
Vaccini
Sindrome
infiammatoria chiamata "Asia" scatenata dai
vaccini !
ASIA_Sindrome
infiammatoria-dai-vaccini-Riassunto.pdf
Tratto da: http://www.assis.it/wp-content/uploads/2014/12/ASIARiassunto.pdf
... ed e' noto che... le
infiammazioni sono foriere di qualsiasi tipo
di sintomi, che i
medici impreparati
allopati chiamano erroneamente "malattie"....
Gli
esperti di
vaccini del
CDC, hanno spesso
conflitti di interesse
- 18/03/2010 - vedi
Danni dei
Vaccini +
Contro Immunizzazione
+
CNR e Corruzione
+ Comparaggio
farmaceutico +
Codice etico della ricerca
Europea
CONFLITTI D’INTERESSI nella
RICERCA BIOMEDICA
e nella PRATICA CLINICA
Approvato nella Seduta Plenaria dell’8 Giugno
2006 - Italy
Presidenza del Consiglio dei Ministri COMITATO
NAZIONALE per la BIOETICA:
vedi
PDF tratto da:
http://www.governo.it/bioetica/testi/Conflitti_interessi.pdf
CDC e
Conflitti di interesse - 1 +
CDC e Conflitti
di interesse - 2
+
CDC e Conflitti
di interesse - 3
+
Corruzione
CDC conflitti di interesse
anche per i vaccini
http://healthimpactnews.com/2014/cdcs-purchase-of-4-billion-of-vaccines-a-conflict-of-interest-in-overseeing-vaccine-safety/
Ecco come la
FDA
tutela la salute con i suoi controlli,
ricerche e studi:
http://archinte.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2109848
Parlamentari pagati dalle Lobbies ? -
Roma Ott. 2013
L'intervista a un assistente di un Senatore che
svelerebbe i traffici illeciti tra parlamentari
e
Lobbies.
Video dell'intervista:
http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/390060/roma-parlamentari-pagati-dalle-lobbies.html
vedi
anche: CNR e Corruzione
+
CDC e conflitti di interesse - 1 +
CDC e conflitti di interesse - 2 +
OMS +
FDA +
EMEA
+ Aifa
+ Ministero della Sanita'
+ ISS +
Ordini dei medici
+ Mafia sanitaria
+
Costituzione ROCKEFELLER SYNDICATE
+ Comparaggio
farmaceutico +
Psichiatria e frodi
Informatore dei
CDC
CONFESSA la FRODE e le FALSIFICAZIONI sugli
studi della correlazione VACCINO=AUTISMO
Linee GUIDA per i
medici FALSIFICATE ! - 03/03/2014
Tutto ruota intorno alle linee guida della
Società europea di cardiologia pubblicate nel
2009 che raccomandano per i pazienti
cardiopatici che devono sottoporsi a un
intervento chirurgico non legato al cuore
l'impiego di farmaci beta bloccanti.
Queste linee guida sono, però, basate su
ricerche rivelatesi in contrasto con gli
standard scientifici, tanto da provocare il
licenziamento dell'autore !
I numeri sono quelli di un conflitto armato.
"Almeno 10 mila probabili morti l'anno nel solo
Regno Unito". Sono le conclusioni di una
meta-analisi condotta su migliaia di pazienti da
un team di ricercatori britannici guidati da
Darrel Francis, dell'Imperial College di Londra,
e pubblicata a luglio sulla rivista
specializzata "Heart" .
http://heart.bmj.com/content/early/2013/07/30/heartjnl-2013-304262.full.pdf+html
Cifre che, guardando all'intero Continente
europeo, lieviterebbero. Fino a raggiungere le
800 mila morti negli ultimi cinque anni, in base
a una più ampia indagine condotta dallo stesso
gruppo di ricerca, pubblicata nelle scorse
settimane sullo European Heart Journal. "La
sicurezza dei pazienti è di primaria importanza
- sostiene Francis nella sua analisi -. La
medicina clinica dovrebbe imparare dai propri
fallimenti".
Ma su cosa si basa questo studio britannico e
quali sono i fallimenti cui fa riferimento ?
Tutto ruota intorno alle linee guida della
Società europea di cardiologia pubblicate nel
2009...
www.unipa.it/cardiologia/linee%20guida/Linee%20guida%20per%20la%20valutazione%20preoperatoria.pdf
...raccomandano per i pazienti cardiopatici che
devono sottoporsi a un intervento chirurgico non
legato al cuore l'impiego di farmaci beta
bloccanti, per proteggere il cuore stesso sia
durante che dopo l'operazione.
Queste linee guida sono, però,
basate su ricerche
rivelatesi nel tempo in contrasto con gli
standard scientifici correnti, tanto
da provocare nel novembre del 2011 il
licenziamento dell'autore, Don Poldermans, da
parte dell'Erasmus Medical Center di Rotterdam
presso il quale lavorava come esperto in
chirurgia cardiovascolare, a seguito di una
"Inchiesta per possibile violazione
dell'integrità scientifica".
www.erasmusmc.nl/5663/135857/3664573/3397899/report_summary_investigation_integrity
A nulla sono valse, infatti, le ammissioni di
colpa e le scuse dello studioso, che ha
tuttavia negato l'intenzionalità del suo
operato.
Numerosi gli appunti mossi contro di lui, tra
gli altri "cattiva
condotta scientifica, omissione di consenso
informato scritto, fabbricazione di dati e
manipolazione dei risultati della ricerca".
Non sarebbe, invece, emersa "alcuna prova di
manipolazioni indirizzate deliberatamente in una
specifica direzione", secondo l'indagine interna
dell'istituto. I fatti sono ancora più gravi se
si considera che il medico olandese caduto in
disgrazia, oltre a essere stato il principale
responsabile del progetto di ricerca, ha anche
guidato, in palese
conflitto d'interessi, la commissione che ha
stilato le linee guida europee.
"La meta-analisi di Francis è solo l'ultimo di
una serie di studi che mettono in dubbio l'uso
dei beta-bloccanti per la prevenzione degli
eventi cardiovascolari nella chirurgia non
cardiaca - sostiene Rosa
Sicari, dell'Istituto di Fisiologia Clinica del
Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di
Pisa, tra i membri della task force che ha
stilato le linee guida europee -. Le varie
generazioni di studi nel tempo sono state,
infatti, messe in discussione per il sospetto di
frode scientifica. Tuttavia - precisa la
studiosa - nonostante ci siano state indagini
sulla condotta di Don Poldermans, autore
principale di queste ricerche, gli studi
non sono stati cancellati
e/o ritirati dagli
editori delle
prestigiose
riviste che li avevano pubblicati".
Ma quanto sono efficaci questi medicinali e
quali sono i rischi connessi al loro impiego ?
"I beta-bloccanti sono farmaci largamente usati
nei pazienti con cardiopatia ischemica e nella
disfunzione ventricolare sinistra non ischemica
- spiega Sicari -. Il loro utilizzo aumenta il
rischio di morte per ipotensione e ictus.
Tuttavia, gli studi clinici randomizzati sono
ancora pochi e probabilmente insufficienti a
chiudere questa controversia scientifica che
dura da moltissimi anni".
Secondo quanto emerge dalla meta-analisi,
l'aumento del rischio di decessi nel solo Regno
Unito sarebbe del 27 per cento. Francis e
colleghi denunciano che le linee guida europee
sono ancora basate su analisi che comprendono i
dati degli studi di Poldermans, ormai
screditati. E denunciano come l'aver inserito
questi dati manipolati nelle meta-analisi fatte
in precedenza abbia determinato una sottostima
del rischio di mortalità associato all'uso dei
beta-bloccanti.
Secondo gli autori, però, "non è facile
accertare in modo affidabile la reale estensione
del possibile danno" di questa sottovalutazione
dei rischi per la salute. Ma, in basse alle loro
stime, "più della metà dei decessi si sarebbe
verificata quando la ricerca di Poldermans era
già stata screditata. Le linee guida -
concludono Francis e colleghi - dovrebbero,
pertanto, essere ritirate senza ulteriori
ritardi".
L'invito degli studiosi inglesi sembra essere
stato recepito. "Si stanno preparando le nuove
linee guida - comunica Sicari -, nelle quali
l'indicazione dei beta-bloccanti dovrebbe
rimanere limitata a chi già li utilizza
cronicamente". Secondo un comunicato congiunto
emesso, all'indomani della pubblicazione dello
studio britannico, dall'American Heart
Association, l'American College of Cardiology
Foundation e l'European Society of Cardiology,
"è in corso un'attenta indagine di tutti gli
studi già validati, con l'incorporazione di
nuovi trial e meta-analisi.
Nel contempo, la nostra posizione comune è che
l'utilizzo dei beta-bloccanti in pazienti che si
sottoporranno a interventi non cardiaci non
dovrebbe essere considerato di routine, ma
valutato attentamente dai medici caso per caso".
Le nuove linee guida, depurate da dati erronei e
manipolati, secondo le indicazioni delle tre
società scientifiche internazionali, dovrebbero
vedere la luce quest'estate.
La meta-analisi pubblicata sulla rivista Heart:
http://heart.bmj.com/content/early/2013/07/30/heartjnl-2013-304262.full.pdf+html e
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3932762/
Tratto da: ilfattoquotidiano.it
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Per fare ricerca
medica ci vogliono tanti soldi. Il più delle
volte chi dà i soldi vuole qualcosa in cambio.
Alla fine, il
condizionamento dei finanziatori è
talmente pesante che i risultati di queste
ricerche scientifiche hanno davvero poco di
scientifico, sebbene siano poi
considerati dall'establishment
medico, il solido prodotto della
medicina
dell'evidenza, tutto cio' in chiara
opposizione a cio' che quella stessa
medicina
chiama a scopo denigrativo, "empirismo" delle
medicine non convenzionali.
Una recente ricerca ci fa sapere che gli
studi sui farmaci
pagati dalle
aziende produttrici, hanno "stranamente"
una percentuale di risultati positivi di
molto superiore agli altri.
Le aziende hanno
bisogno di avere dei prodotti che siano
dichiarati efficaci, per poterli poi
vendere e guadagnare.
Secondo il Prof Wolf-Dieter Ludwig, chairman
della commissione farmaci tedesca, le
aziende non
solo pagano le ricerche, ma spesso
trovano altri
modi di ricompensare, direttamente o
indirettamente, i ricercatori con regalie
di vario genere, come per esempio un bel viaggio
in una località esotica !
Fonte: Deutsches Aerzteblatt International,
2010; 107: 279-85.
Tratto da: dottorperuginibilli.it
Siena (Italy
- Mag. 2009), un master per
"combattere" le principali patologie del
nostro tempo.
In collaborazione con
Novartis, l'Università
senese punta a creare un pool di medici
di alto livello. I futuri “ambasciatori”
delle più moderne tecniche in ambito di
sviluppo
vaccinale.
Le
case farmaceutiche
non sono obbligate a pubblicare TUTTI i risultati delle
loro ricerche....-
Gen. 2009
«Dalle sperimentazioni risulta che il risultato
complessivo della nuova generazione di antidepressivi è
sotto la soglia consigliata dei criteri clinicamente
significativi», scrivono gli scienziati. Kirsch
sottolinea, inoltre, la necessità di cambiare il sistema
attuale, che permette alle case farmaceutiche di non
pubblicare una parte dei dati delle loro
sperimentazioni:
«La frustrazione sta in questo - dice Kirsch -. Rende
difficile determinare se i farmaci funzionino. Le case
farmaceutiche dovrebbero essere obbligate, quando
commercializzano un nuovo prodotto, a pubblicare
tutti i dati». Stavolta, per accedere alle informazioni,
gli scienziati si sono avvalsi del Freedom of
Information Act, la legge sulla trasparenza.
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/scienza/grubrica.aspID_blog=38&ID_articolo=607&ID_sezione=243&sezione=News
Considerazioni
finali
Recentemente sono state descritte alcune delle
situazioni che si vengono frequentemente a
creare, nelle quali l’obiettività della ricerca
e quella dell’informazione scientifica che viene
data ai medici, può venir messa in pericolo:
1) l’industria spesso non fornisce ai
medici
un’informazione neutrale e completa, ma
un’informazione già indirizzata, creata nei
propri uffici;
2)
i farmaci prodotti sono spesso duplicati di
altri farmaci già esistenti (i cosiddetti
farmaci metoo) che non presentano vantaggi
rispetto a questi ultimi e che vengono venduti a
un prezzo superiore.
L’industria promuove solitamente i medicamenti
più recenti e costosi e a tal fine a volte
elargisce ai medici vari tipi di “doni” che
inducono nei sanitari un atteggiamento incline
all’iperprescrizione o alla prescrizione dei
farmaci più costosi;
3) l’industria controlla e indirizza la ricerca
attraverso i finanziamenti che elargisce
all’Università;
4) l’industria a volte interrompe ricerche non
favorevoli o ne impedisce la pubblicazione. In
altri casi distorce una ricerca in corso,
sostituendo gli obiettivi (end points) primari
con obiettivi surrogati;
5) i dati bruti delle sperimentazioni
clinico-farmacologiche rimangono spesso nelle
mani dell’industria e non vengono mai messi a
disposizione dei ricercatori che li hanno
prodotti. A questi ultimi i dati vengono forniti
soltanto quando sono stati rielaborati dagli
uffici statistici delle aziende;
6) l’industria, in quanto “proprietaria dei
risultati”, non pubblica i risultati negativi;
7) le
riviste scientifiche non pubblicano
articoli con dati negativi perché di scarso
interesse scientifico o commerciale;
8) l’industria condiziona, attraverso la
pubblicità, le maggiori riviste mediche, i cui referees spesso hanno rapporti di dipendenza
economica dalle aziende;
9) i
medici che redigono le rassegne o le
linee-guida sovente non sono davvero
indipendenti. dalle industrie.
10)
anche le pubbliche amministrazioni spesso
non sono indipendenti dalle industrie.
Questi comportamenti scorretti -peraltro non
estensibili a tutte le industrie- non escludono
che un regime di libero mercato correttamente
inteso e regolato abbia avuto e possa avere un
ruolo centrale nel progresso della ricerca
biomedica e nello sviluppo delle tecnologie ad
essa relative. Essi però possono creare
condizioni di conflitto d’interesse nell’ambito
dei ricercatori biomedici e dei clinici nei
confronti delle aziende con le quali vengono in
contatto.
vedi: Ricerca
nelle mani - 2 di
Big Pharma +
Riviste
scientifico-mediche pilotate da
Big Pharma
Le recenti
ricerche pilotate, sulla sclerosi dei
ricercatori indottrinati da
Big Pharma....
“Sclerosi multipla, una scoperta apre le porte a
nuove cure”.....vedi:
http://scienzaesalute.blogosfere.it/2013/09/sclerosi-multipla-una-scoperta-apre-le-porte-a-nuove-cure.html
Questi "ricercatori" fanno finta di non sapere
che la sclerosi nei giovani e' dovuta ai Vaccini
che questi poveretti hanno subito da piccoli e
che nel tempo (in quanto sono bombe a tempo)
producono la
sclerosi, linfomi,
distrofie,
cancri,
leucemie,
epilessie,
allergie,
asma,
mutazioni genetiche (malattie
rare),
autismo,
adhd, disfunzioni
dello sviluppo,
malattie gastrointestinali, ecc.
Questi i
meccanismi occulti e non dei
GRAVI Danni dei vaccini
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Mario Negri, stop
a ricerca Ue con Glaxo per poca trasparenza.
L'azienda: scelta isolata
L'Istituto Mario Negri ha ritirato l'adesione al
progetto "Innovative Medicines Initiative" (Imi)
che, finanziato al 50% dall'Unione Europea,
intende sviluppare un farmaco di proprietà della
GlaxoSmith&Kline
(GSK).
Il fatto, che ha destato scalpore nell'ambiente
scientifico, tanto da essere citato in un
editoriale del British Medical Journal, è stato
ieri reso noto dallo stesso Istituto milanese,
che in una nota spiega che
GSK pretendeva “per sé il diritto di
accordare o negare l'accesso ai dati dello
studio e il controllo della loro pubblicazione”.
E non solo nei confronti della comunità
scientifica in genere, ma perfino nei confronti
degli stessi ricercatori partecipanti allo
studio.
La questione sollevata dal Mario Negri - osserva
l'Istituto - si inquadra in un problema sempre
più sentito a livello della comunità scientifica
internazionale: “Evitare che i pur legittimi
interessi dell'industria prevalgano sulla
necessità di programmare, condurre e valutare i
risultati della ricerca clinica in modo
indipendente, per tutelare ciò che più conta,
cioè i diritti dei pazienti”.
“Il segreto posto sui risultati degli studi
clinici”, commenta Silvio Garattini, Direttore
del Mario Negri, “rappresenta un'indebita
spoliazione dei diritti dei pazienti e dei
medici che partecipano allo studio. Il Mario
Negri - precisa - non richiedeva per sé la
proprietà dei dati. Non lo facciamo mai perché
contrario ai nostri principi etici”.
Dal canto suo,
GSK, in una nota, sottolinea come
nell'articolo del British Medical Journal
l'Istituto stesso "sia segnalato come l'unico
dei partner ad avere deciso di non aderire per
mancanza di trasparenza". "L'iniziativa di
ricerca" - prosegue - "vede la partecipazione di
tre aziende farmaceutiche di grandi dimensioni,
una di medie e soprattutto di 16 entità
pubbliche di respiro internazionale, alcune
delle quali hanno espressamente dichiarato nello
stesso articolo di essere soddisfatte del
livello di condivisione, trasparenza e
collaborazione. Come azienda riteniamo che
l'iniziativa sia caratterizzata da una
trasparenza e da una possibilità di accesso e
utilizzo dei dati senza precedenti anche se
un'apertura totale non è stata ritenuta
possibile per ragioni di carattere regolatorio e
continueremo a fare del nostro meglio affinché
si possa continuare a progredire lungo questa
linea di condotta".
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Al via il
progetto ADITEC: Siena (I), capitale mondiale
dei
vaccini - 07 Ottobre 2011
Sclavo Vaccines Association e Università di
Siena protagonisti insieme a istituti di ricerca
di 13 paesi - Sclavo Vaccines coordina il
progetto Aditec
ADITEC è coordinato da Sclavo Vaccines
Association (SVA), presieduta dal dottor Rino
Rappuoli, che si dedica alla ricerca scientifica
rivolta allo studio e alla scoperta di vaccini
per le malattie che colpiscono soprattutto i
paesi in via di sviluppo e si propone, in
particolare, di incentivare la ricerca
scientifica e di sensibilizzare
l'opinione pubblica e le istituzioni, nazionali
ed internazionali sull'opportunità
della vaccinazione.
Coordinatori del progetto:
Rino Rappuoli e Donata Medaglini,
Sclavo
Vaccines Association (SVA), Siena (Italia)
info@associazionesclavo.org
Il progetto è rafforzato dalla presenza di un
buon numero di industrie chiave europee,
che comprende sia
grandi industrie in campo
farmaceutico, che piccole imprese
di biotecnologie.
Queste si stanno focalizzando su tecnologie
innovative specifiche che permetteranno di
mettere a punto
vaccini piú efficaci e
sicuri.
Anche l’Organizzazione
Mondiale della Sanità (WHO) supporterà il
progetto in qualità di “senior partner”,
garantendo la "costante e doverosa attenzione"
ai molteplici aspetti della salute globale
(Global Health....delle
industrie farmaceutiche.....
Ecco l'elenco degli aderenti al progetto, oltre
alla SCLAVO che finanzia la Sclavo
Vaccines Association, Italy
-
Statens Serum
Institut, Denmark
-
St George
University of London, United Kingdom
-
Max Planck
Institute for Infection Biology, Germany
-
University of
Siena, Italy
-
Institute
Pasteur, France
-
University of
Oxford, United Kingdom
-
University of
Geneva, Switzerland
-
Novartis
Vaccines and Diagnostics s.r.l., Italy
-
Intercell,
Austria
-
University of
Goteborg, Sweden
-
Leiden
University and Medical Centre, The
Netherlands
-
Emory University
Atlanta, USA
-
Tuberculosis
Vaccine Initiative, The Netherlands
-
Institute for
Biomedical Aging Research, Austria
-
Infectious
Disease Research Institute Seattle, USA
-
Utrecht
University, The Netherlands
-
Fondazione
Humanitas per la Ricerca, Italy
-
Fondazione per
l’Istituto di Ricerca in Biomedicina,
Switzerland
-
Istituto
Superiore di Sanità, Italy
-
Kings College
London, United Kingdom
-
World Health
Organization, Switzerland
-
French Atomic
Energy, France
-
Institut de
Biologie et Chimie des Protéines, France
-
Erasmus Medical
Center, The Netherlands
-
ALTA s.r.l.u,
Italy
-
Medicine in need,
France
-
deCODE Genetics,
Iceland
-
Okairos, Italy
-
Sigmoid Pharma,
Ireland
-
Vaccibody,
Norway
-
Pevion Biotech,
Switzerland
-
Duotol AB,
Sweden
-
Crossbeta
Biosciences, The Netherlands
-
Microbiotecsrl,
Italy
-
ArenaVax,
Switzerland
-
Xbrane
Bioscience AB, Sweden
-
Bioneedle Group,
The Netherlands
-
Novartis
Vaccines Institute for Global Health s.r.l,
Italy
-
National
Institute for Biological Standards and
Control, United Kingdom
-
Seattle
Biomedical Research Institute, USA
-
Imperial College
London, UK
In parole povere
Big Pharma finanzia la
ricerca sui
vaccini.....per vendere i suoi
prodotti !
È stato
ufficialmente lanciato nel mese di Ottobre 2011,
il progetto ADITEC (Advanced Immunization
Technologies) con un simbolico avvio dei lavori
tenuto a battesimo dagli interventi del vice
sindaco Mauro Marzucchi, in rappresentanza del
Comune di Siena, dal presidente della Provincia
Simone Bezzini e del prefetto Maria Gerarda
Pantalone.
Il meeting ha riunito i massimi esponenti dei 41
prestigiosi istituti di ricerca, 39 europei e 3
statunitensi, che partecipano al progetto con lo
scopo di sviluppare insieme innovative
tecnologie di
immunizzazione da impiegare per i
vaccini
umani di prossima generazione.
Il progetto ha ricevuto un
finanziamento da
parte della Commissione Europea di 30 milioni di
euro, che saranno utilizzati per creare una
potente piattaforma tecnologica per
l’innovazione in questa area strategica.
La
sperimentazione ufficiale dei farmaci e'
consentita solo se si seguono le
”regole” dettate da chi ha
commissionato la ricerca e quindi da chi
in mano il potere, politico o economico;
il resto sono solo illusioni.
e' la societa', che, tramite i politici e
le eventuali apposite leggi, “dovrebbe
tutelare” le menti piu' fertili,
consentendo loro di sperimentare in
liberta' le loro idee senza che scappino
all’estero….
Al contrario essa oggi, con la scusa di
tutelare i cittadini ritenuti solo dei
poveri ignoranti, tutela solo gli
interessi dei potenti, a danno dei
malati e dei “cittadini”..
Del resto, la storia ci insegna come
l’atteggiamento paterno dei sovrani e
dei pre-Potenti, nei confronti del
popolo ignorante, e' stato sempre e solo
una scusa per perseguire i propri
interessi.
vedi:
Ricerca e Limiti
Come
verificare l'efficacia e la sicurezza di
un farmaco in assenza di dati completi
sui risultati dei trial condotti ?
Leggete, per iniziare, sul blog Scire:
http://www.scire-ausl.bo.it/ il post
84 "Cecità di marketing" di Danilo di
Diodoro dell'Azienda USL di Bologna:
spiega come "la
medicina contemporanea
basa la propria
conoscenza su dati parziali e non ha
accesso, evidentemente per
motivi di tutela del marketing, a tutti
i dati di cui avrebbe bisogno".
Dovrebbero essere consultabili, per
esempio, i preziosissimi Clinical Study
Report, i documenti nei quali sono
raccolte tutte le informazioni emerse
nei trial.
Il problema è stato sollevato da Tom
Jefferson, Peter Doshi, Matthew Thompson
e Carl Heneghan sul BMJ: raccontano le
loro difficoltà nel raccogliere dati
completi per la revisione Cochrane sugli
inibitori della neuraminidasi per
l'influenza, ed esortano chi fa ricerca,
cittadine e cittadini, i media
scientifici, a fare pressione sulle
aziende
farmaceutiche affinché
mettano sempre a disposizione tutti i
dati in loro possesso sui farmaci
prodotti.
La questione sollevata da Jefferson,
Doshi, Thompson e Heneghan ha profonde
implicazioni per la ricerca e l'editoria
scientifica: la direttrice del BMJ,
Fiona Godlee, promette che l'argomento
sarà all'ordine del giorno del prossimo
incontro dell'International Committee of
Medical Journal Editors.
Fonte:
Smyth RM, Kirkham JJ, Jacoby A, Altman
DG, Gamble C, Williamson PR.
Frequency and reasons for outcome
reporting bias in clinical trials:
interviews with trialists. BMJ 2011;3
42:c7153. doi:10.1136/bmj.c7153.
Godlee F. Goodbye PubMed, hello raw
data. BMJ 2011; 342:d212 doi:10.1136/bmj.d212
|
|
Tumori:
conflitti di interesse per uno studio
scientifico su tre - 20/05/2009
MILANO - In un terzo delle sperimentazioni in
oncologia viene dichiarato qualche tipo di
conflitto di interesse, soprattutto un
coinvolgimento delle aziende farmaceutiche. E'
il calcolo compiuto da una ricerca
dell'università del Michigan, apparsa sul numero
di giugno della rivista Cancer.
LO STUDIO - Su 1.534 pubblicazioni scientifiche
esaminate (tutte tratte da otto fra le maggiori
riviste del settore), il 17 per cento
dichiara un finanziamento da parte
dell'industria e il 12 per cento
la presenza di almeno un autore con qualche
incarico presso imprese
farmaceutiche. E con quale effetto ? In
generale, hanno concluso gli autori, gli studi
che dichiarano conflitti di interesse hanno
la tendenza a ottenere risultati più
positivi rispetto
alla media.
RICERCA ALLO SPECCHIO - "E' da tempo che scienza
indaga su se stessa e le conclusioni del gruppo
di lavoro americano non sono una novità",
sottolinea Silvio Garattini, direttore
dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario
Negri di Milano: "Altri studi hanno evidenziato
che le ricerche con un conflitto di interesse
presentano dati più favorevoli".
Così, fra gli altri, un'indagine apparsa su
Cancer nel 2007 sugli studi per il cancro al
seno che ha registrato un 84 per cento di esiti
positivi per le sperimentazioni che avevano un
coinvolgimento delle case farmaceutiche contro
il 54 per cento di quelle che non l'avevano. E
non solo in oncologia: un confronto di 124
metanalisi su farmaci contro l'ipertensione,
apparso sul British Medical Journal nel 2008, ha
evidenziato che anche se i risultati
effettivamente positivi riguardavano poco più
della metà degli studi, oltre il 90 per cento
degli articoli riportava conclusioni comunque
positive.
IL BICCHIERE MEZZO PIENO
"Non c'è bisogno di grandi imbrogli - spiega
Garattini - bastano piccole distorsioni,
dire che un farmaco è molto meglio di un altro,
anche se la differenza è lieve, oppure dire che
un certo prodotto consente un notevole aumento
della durata di vita, quando poi si va a vedere
e magari si parla di un mese o poco più.
Inoltre, spesso nella ricerca sponsorizzata si
pubblicano solo gli studi con esiti favorevoli
all'azienda e quelli con risultati negativi non
escono neppure. Così - conclude il farmacologo -
diventa molto difficile capire come vanno
realmente le cose".
RICERCA INDIPENDENTE "CANE DA GUARDIA"
E allora, c'è da chiedersi, non bisogna credere
agli studi sponsorizzati dall'industria ? «No,
certamente non è così - risponde Garattini -.
Significa piuttosto che bisogna essere molto più
critici nei confronti di questi studi e, al
tempo stesso, cercare di potenziare la ricerca
indipendente, come sta facendo adesso l'Aifa,
l'Agenzia italiana del farmaco, con un programma
apposito». Già.
Ma una ricerca che non ha bisogno dell'industria
non è un'utopia ? "Sì, un po' sì. Ma bisogna
cercare di avvicinarsi all'utopia. Se ad esempio
per ogni nuovo farmaco invece di avere solo il
rapporto dell'industria farmaceutica fosse
obbligatorio abbinare anche uno studio
indipendente, le cose sarebbero molto più
equilibrate" suggerisce Silvio Garattini.
Fonte: Il Corriere della sera
Commento NdR: ....questo e' cio' che
dicono le fonti ufficiali, ma la realta' e'
molto piu' "sporca"
!
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Le ricerche finanziate dalle
industrie finiscono sulle
riviste più
prestigiose, anche se non sono migliori
delle
altre.
Questa è l'amara
conclusione di un gruppo di ricercatori guidati
da Tom Jefferson, del Cochrane vaccine field
italiano, che ha fatto le pulci a 274 studi
sui
vaccini
pubblicati sulle
riviste biomediche.
Solo il 4 per cento degli studi è risultato a
"basso rischio di errori", mentre il 58 per
cento è di dubbia qualità. I peggiori sono gli
studi che sovrastimano
l'efficacia del
vaccino,
osservano i ricercatori sul British Medical
Journal.
Il 70 per cento degli studi è favorevole al
vaccino, ma
solo il 18 per cento mostra una stretta
concordanza tra i dati riportati e le
conclusioni. Il problema è che le riviste con un
alto impact factor – l'indice usato da
cinquant'anni per stilare la classifica delle
migliori riviste scientifiche – pubblicano anche
studi scadenti.
Se poi si analizza da dove vengono i
finanziamenti, si
scopre che le
ricerche sponsorizzate dall'industria non
solo appaiono sulle riviste a più alto impact
factor, ma di solito sono citate
più spesso di altre dello stesso livello, ma
finanziate con fondi pubblici.
Il
motivo è che le industrie fanno di tutto per
dare la massima visibilità alle ricerche che
sponsorizzano: comprano molte copie delle
pubblicazioni e le fanno tradurre in molte
lingue. (Fonte: Internazionale, Mar. 2009)
vedi:
Universita',
scuole di medicina e Big Pharma
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
L'industria farmaceutica
padrona della ricerca
Negli ultimi 20 anni, l’industria farmaceutica
ha esercitato un controllo senza precedenti sui
suoi prodotti e sulla ricerca.
Le ditte finanziano la maggior parte delle
ricerche cliniche sui farmaci da prescrizione ed
esistono evidenze crescenti sull'alterazione dei
risultati in modo da fare sembrare il
trattamento in studio migliore e piu' sicuro. Il
problema non e' tanto la sponsorizzazione ma
piuttosto i termini in cui viene implementata.
Prima degli anni ’80, finanziavano studi: ne' gli
sperimentatori ne' le loro istituzioni di
appartenenza avevano altri legami economici con
le ditte sponsor. Piu' recentemente, invece, le
ditte sponsor sono strettamente coinvolte in
tutti gli aspetti della ricerca: spesso
disegnano gli studi, effettuano le analisi,
scrivono i manoscritti, decidono se, quando e in
che forma pubblicare i risultati. Oltre ai
finanziamenti per gli studi, gli sperimentatori
universitari hanno anche altri legami con
l’industria: spesso sono dei consulenti pagati,
fanno parte di board di relatori e
talvolta possiedono delle azioni della
compagnia. Visti i conflitti di interesse che
permeano la ricerca clinica, non sorprende sia
stato dimostrato che gli studi sponsorizzati
dall’industria favoriscono il farmaco
sponsorizzato. La pratica di occultare i
risultati negativi e' stata evidenziata nel corso
di cause legali o di congressi ma non dalla
comunita' accademica. Gli studi clinici
pubblicati spesso comprendono dei bias
finalizzati a raggiungere inevitabilmente
risultati positivi per lo sponsor. I conflitti
di interesse possono influenzare le linee guida
e le agenzie regolatorie.
Fonte: SIMGNEWS n. 128-2008; Angell M.
Industry-sponsored clinical research. A broken
system. JAMA 2008; 300: 1069-71.
http://www.aamterranuova.it/article2922.htm
- 25/01/2009 - C.B.
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Ecco cosa
afferma il dott. F. Franchi:
"Il piu' grande ostacolo al progresso della
scienza e' il monopolio che ne fanno gli esperti,
tra i quali si crea una rete (il cosiddetto
establishment) che controlla i fondi per la
ricerca, le pubblicazioni, gli incarichi
accademici, le royalities per i test ed i
farmaci, e mira a mantenere la sua posizione
dominante di successo evitando per quanto
possibile che altre idee, altre soluzioni, altre
teorie possano filtrare scalzando le loro.
La censura c’e', e mentre una volta i
"dissidenti" venivano fisicamente eliminati,
oggigiorno lo stesso effetto viene ottenuto
escludendoli dal circuito scientifico e
mediatico che conta. Viene incoraggiata la
raccolta di dati, una massa di dati sempre
crescente, mentre scoraggiata e' la loro
elaborazione critica".
Tratto da:
http://www.dissensomedico.it
EMA ha legami
con l'Industria
Farmaceutica
Roma, 09 giu 2006
- "Nessuno ha ricordato una cosa: l'Emea,
l'agenzia europea del farmaco, non dipende
dall'amministrazione comunitaria della sanita' ma
da quella dell'industria. Un distinzione che
dovrebbe far riflettere. A Bruxelles la forza
delle lobby e' grandissima". L'osservazione
e' di
Luca Poma, portavoce di "Giu'
le mani dai bambini", Comitato sui disagi
dell'infanzia che raggruppa quasi cento
associazioni di volontariato e promozione
sociale. "Continuano a trattare i bambini come
fossero, dal punto di vista metabolico, degli
adulti", protesta Poma: e' "assurdo somministrare
ai bambini
farmaci
pensati per gli adulti.
Soprattutto il Prozac, psicofarmaco molto forte,
che richiede prudenza nella somministrazione
anche negli adulti". Prudenza che "sarebbe stato
naturale attendersi, soprattutto dopo drammatici
fatti di cronaca avvenuti negli Stati uniti -
come le stragi nelle scuole causate da
ragazzi in cura
antidepressiva - ma che non e' stata
usata".
Fonte: DIRE
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
FARMACI e PROTOCOLLI per Bambini (da Panorama di Apr. 2008)
SOLO il 2 % degli
studi clinici per testare i farmaci a scopo
pediatrico, si basa su Comitati di Controllo
Indipendenti (non legati ad
industrie farmaceutiche), per valutare
l’eventuale presenza di reazioni avverse.
Questo e’ quanto emerge da un’analisi,
effettuata dall’Universita’ di Nottingham (UK)
ed apparsa sulla rivista Acta Pediatrica
di 739 trial internazionali effettuati fra il
1996 ed il 2002, ed alcuni test comprendevano
anche adulti assieme ai bambini…
Mentre il 74 % degli studi pubblicati descriveva
il modo in cui era stato condotto il
monitoraggio sulla sicurezza, solo 13 su 739
avevano comitati composti da membri NON
arruolati dalle aziende farmaceutiche !
Reazioni avverse ai medicinali (fra cui
l’ipertensione, emorragie, insufficienza renale,
psicosi, ecc.) sono state segnalate in circa 37
% dei trial; nell’11 % le reazioni erano da
moderate a serie, e 6 studi clinici sono stati
interrotti precocemente a causa della
grave tossicita’
del
farmaco; non a caso erano anche quelli con
comitati di controllo indipendenti !
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
DICHIARAZIONE dell’ex DIRETTORE del
British
Medical Journal (BMJ)
Richard Smith - ex Direttore del British Medical
Journal - in una intervista pubblicata dal
Manifesto il 2 dicembre, intitolata "La ricerca
medica e' inattendibile per colpa delle case
farmaceutiche", spiega la grave situazione della
ricerca medica ormai (quasi) completamente
condizionata dagli interessi economici delle
case farmaceutiche.
Smith dichiara che la qualita' della ricerca
e'
bassa, gli errori
frequenti.
Da uno studio dell'ACP Journal Club, risulta che
su cento giornali medici meno del 5% fornisce
informazioni effettivamente utili al
personale clinico e sanitario. Inoltre -
continua Smith - il 70% delle ricerche
pubblicate dalle cinque maggiori riviste mediche
sono finanziate dalle case farmaceutiche e
gia' nel 2003 uno studio pubblicato su JAMA
(Journal of the American Medical Association)
mostrava che un terzo degli autori aveva
interessi economici nella propria ricerca.
E aggiunge che per di piu' i ricercatori non
dichiarano di essere condizionati da un
conflitto di interesse, come dimostra un
altro studio condotto nel 2001. La "cura" che
propone Richard Smith e' "tornare alle radici
del lavoro scientifico, creare un dibattito
scientifico piu' aperto e alla luce del sole come
avviene in altri settori della ricerca".
Il problema e' come farlo. Bisognerebbe che la
comunita' scientifica avesse un moto di orgoglio
e si muovesse unita in questo comune intento. E
che i governi capissero l'importanza di
finanziare pubblicamente questo settore chiave
per l'informazione del medico e - di conseguenza
- per la salute delle persone.
Richard
Smith, attualmente lavora alla United Healt
Group -
http://www.unitedhealthgroup.com/
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Un
annuncio choc, scrive
la stampa ora. E riferisce che il biologo
americano Craig Venter e' riuscito a realizzare
in laboratorio un cromosoma di sintesi. Cioe' il
primo passo - dicono - verso la possibile
creazione di una forma di vita artificiale.
Ma non e' forse la notizia di qualche cosa che da
anni fanno gia' ? A dare l'agghiacciante verita'
e'
il quotidiano britannico Guardian. "Venter -
precisa il giornale - si appresta a fare un
annuncio ufficiale in tal senso forse gia'
lunedì, in occasione dell' assemblea del suo
istituto a San Diego in California".
Ecco i primi risultati per ora sugli animali: la
rana trasparente; la rana a due teste.
I giornali parlano persino di "tappa storica".
Naturalmente nessuno che prenda le distanze e ne
bocci subito il senso terrificante. No, la gente
dira' che sara' utile per curarsi o farsi il
lifting, chissa'. Qualcuno ha scritto: "E' la
fine della natura umana".
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Studi e
ricerche su Vaccini e non = Imbrogli:
ecco come si puo' imbrogliare in un
articolo scientifico per arrivare a
concludere che mega-dosi di Vitamina C
prevengono i sintomi influenzali.
Link
http://www.davidgorton.com/Articles/article16.htm
Si tratta di uno studio prospettico che
ha arruolato in 2 anni diversi due
gruppi di studenti, un gruppo chiamato
controllo nel 1990 e un gruppo chiamato
test nel 1991
Ai prima non veniva somministrata una
terapia sintomatica standard ai secondi
Vitamina C
(3 gr/die).
....cosa c'e' che non va ?
Questo :
1 - i due gruppi di studio non sono
stati comparati trasversalmente nello
stesso anno.
Conseguentemente non si puo' essere
certi che il ceppo virale del gruppo di
controllo avesse la stessa virulenza del
gruppo trattato con Vit. C
2 - lo studio non era ne randomizzato ne
in doppio cieco
3 - mentre il gruppo trattato con Vit. C
aveva ricevuto istruzioni precise e
doveva riferire anche il piu' lieve
sintomo imputabile all'influenza il
gruppo di controllo non era stato
istruito in tal senso e doveva riportare
spontaneamente i sintomi.
4. il gruppo test veniva trattato al
primo insorgere dei sintomi o comunque
in assenza di sintomi, il gruppo di
controllo solo dopo l'insorgenza dei
sintomi.
I punti 3 e 4 rappresentano la vera
finezza dell'imbroglio: mentre gli
studenti del gruppo con Vit. C vengono
prontamente trattati all'insorgere del
piu' lieve sintomo i controllo vengono
trattati solo quando i sintomi sono
sufficientemente gravi da immobilizzarli
a letto.
Teniamo presente che si tratta di
studenti motivati a non assentarsi, in
un periodo di soli 10 giorni di studio
che guarda caso e' anche la durata media
di un'influenza... il che potrebbe
facilmente indurre gli studenti stessi a
ritardare la notifica dei sintomi.
Di riflesso tale ritardo favorirebbe la
diffusione del virus tra gli studenti
che, guarda caso frequentano tutti lo
stesso campus nella stessa struttura.
Infine la ciliegina che completa l'opera
del maestro pasticciere: si confrontano
i gruppi alla fine dei 10 giorni di
corso previsti quando ci si aspetta
verosimilmente che il gruppo di
controllo trattato in ritardo migliori
in ritardo....
vedi anche:
Effetto aspettativa
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Un
terzo degli scienziati Imbroglia…..
Un
editoriale, pubblicato su Nature, intitolato "I
cattivi comportamenti
degli scienziati", rivela allarmanti notizie sul
mondo scientifico.
L'inchiesta
e' stata condotta dai National
Institutes
of Health su 3.600 ricercatori e 4.160
borsisti. Circa il
50% ha risposto ad una serie di domande che ha
messo in luce comportamenti
preoccupanti: per esempio, lo 0,3% ha affermato
di avere falsificato i dati o di averli
inventati e il 15,5%
ha modificato la linea e la metodologia di ricerca
per accontentare
chi finanziava lo studio.
In
totale, circa il
33% di
coloro che hanno risposto alle domande
ha avuto
una condotta sleale.
http://www.aboutpharma.il/notizia.asp?id-86l9
Il famoso
epidemiologo riceveva soldi da industrie
chimiche
Scoprì legame
fumo-cancro, ma fu «corrotto»
- 08 dicembre 2006
Richard Doll svelo',
e rese noto, che il fumo provoca il
cancro al
polmone.
Ma non fu «cristallino» nei suoi pareri su altre
sostanze.....
LONDRA -
Richard Doll, lo scienziato che per primo provo'
e rese pubblico il legame fra tabacco e cancro
ai polmoni non era probabilmente un eroe senza
macchia. Il celebre epidemiologo britannico,
secondo il quotidiano inglese «Guardian» ,
veniva regolarmente pagato in consulenze dalle
industrie mentre indagava sui possibili rischi
cancerogeni del lavoro in fabbrica a contatto
con alcuni materiali chimici.
Secondo il Guardian, Doll, morto nel 2005, negli
anni '80 per i suoi pareri tecnici riscuoteva
denaro dalla
Monsanto, allora compagnia leader nel
settore chimico.
Una presenza nel libro paga nello stesso
periodo in cui scrisse ad una commissione
d'inchiesta australiana che l'Agente Arancio,
usato dagli Stati Uniti nella guerra del
Vietnam, non era cancerogeno.
Il denaro che Doll intascava era pari all'epoca
a 1500 dollari al giorno.
Per il Guardian lo scienziato era stato pagato
anche dalla Associazione degli Industriali
Chimici e da altre due compagnie, Dow Chemicals
e Ici, dopo la stesura di un rapporto che
scagionava il vinilcloruro, sostanza presente
nella plastica, dall'accusa di causare il
cancro.
Allora Doll ammise il pericolo, comunque remoto,
di contrarre «solo» il cancro al fegato, e le
sue conclusioni sostanzialmente tranquillizzanti
furono subito usate dall'Associazione Mondiale
degli Industriali per difendere l'uso degli
agenti chimici nelle fabbriche. L
'Organizzazione Mondiale della Sanita' boccio'
senza appello quelle sue conclusioni.
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
RICERCA
(in)dipendente dai luminari e
case farmaceutiche
Oggi le sperimentazioni vengono disegnate in
modo da rispondere alle domande di chi le
finanzia, le
case farmaceutiche.
E la ricerca indipendente puo' essere
fatta soltanto dopo l'entrata in
commercio di molecole approvate, non di rado, su
basi sperimentali dubbie.
Nel maggio del 2004 e' entrata in vigore la
Direttiva Europea per le sperimentazioni
cliniche che rendeva obbligatoria, per tutti gli
studi clinici, l'adesione alle linee guida della
Good Clinical Practice: un fatto positivo, che
pero' sembrava minacciare ulteriormente la
possibilita', per organismi indipendenti, di
condurre sperimentazioni del tutto libere e non
sovvenzionate dalle aziende farmaceutiche, a
causa dell'incremento drammatico nell'impegno
organizzativo, e quindi dei costi.
In realta' in vari paesi come la Danimarca, la
Svezia, la Norvegia e l'Italia, la diminuzione
del numero dei trial sembra essere iniziata ben
prima del 2004, mentre nel 2006, a soli due anni
dall'entrata in vigore della nuova normativa, il
numero di studi clinici sponsorizzati, ma anche
indipendenti, mostrava segni di ripresa.
Questo significa che si puo' stare tranquilli ?
Di certo, oggi la ricerca indipendente e' ovunque
attiva e vitale; tuttavia, se si considera
quella che dovrebbe essere la missione primaria
della ricerca clinica e, in particolare, di
quella indipendente, ossia venire incontro ai
bisogni dei malati e alle esigenze dei sistemi
sanitari che devono rispondere a tali bisogni
con strumenti efficaci, la risposta e' assai piu'
complessa: su questo punto e' infatti necessaria
una riflessione sulla natura stessa degli studi
clinici che vengono effettivamente condotti e
sulla rilevanza di quelli indipendenti rispetto
a quelli sponsorizzati.
Il dato sul numero delle sperimentazioni,
infatti, non dice nulla sulla loro qualita',
rilevanza, impatto sanitario, e non chiarisce
quanti trial vengono fatti su particolari
categorie di pazienti come, per esempio, i
malati oncologici anziani, ne' di che natura sono
gli obiettivi e le finalita' dei diversi
protocolli in corso. Esistono invece elementi
per ritenere che lo sbilanciamento tra la
tipologia degli studi sponsorizzati e quella
degli studi indipendenti produca anomalie nel
processo di formazione delle conoscenze, che si
traducono poi in distorsioni nei meccanismi di
introduzione nella pratica clinica dei
trattamenti farmacologici.
Per esempio, i dati forniti dall'Osservatorio
Sperimentazioni Cliniche dell'Agenzia Italiana
del Farmaco (AIFA) indicano che gli studi
multicentrici, gli studi di fase III, i grandi
studi internazionali, in altre parole, gli studi
che maggiormente influenzano la pratica clinica,
sono piu' raramente indipendenti.
Le
aziende
farmaceutiche sviluppano in maniera
del tutto autonoma le strategie per lo sviluppo
clinico, e impiegano le imponenti finanze di cui
dispongono per implementare tali strategie.
In questa situazione, i ricercatori
indipendenti
non hanno scelta:
si devono uniformare ai protocolli delle grandi
aziende, anche perche' i nuovi farmaci
hanno costi proibitivi, non sono disponibili per
altri scopi prima della commercializzazione e
quando lo diventano restano comunque quasi
inaccessibili per enti di ricerca che non siano
sostenuti dalle aziende.
Il risultato e' che oggi la ricerca indipendente
puo' essere fatta soltanto dopo l'entrata in
commercio di molecole approvate non di rado su
basi sperimentali dubbie, ed e' condannata a
focalizzarsi su questioni importanti, ma
comunque secondarie quali, per esempio, le
combinazioni di farmaci o le vie di
somministrazione.
Ma cio' che e' piu' grave e' il fatto che le domande rimaste
inevase dopo la fine dei trial
sponsorizzati come quelle sulla sopravvivenza
reale e non surrogata, sugli effetti a
lungo termine, su quelli su sottopopolazioni
di malati e così via non possono
trovare risposta
nei trial di seconda generazione per motivi
etici.
Tratto dall’ articolo del dott. Paolo Bruzzi,
direttore dipartimento di epidemiologia clinica
Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro,
Genova.
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Conflitto
di interessi
Secondo l'articolo del
Washington Post, un
ricercatore, dirigente di un dipartimento di un
ente sanitario governativo USA, ha ammesso in
tribunale di aver ricevuto 285 mila dollari per
consulenze da una nota casa farmaceutica senza
dichiararli, violando le norme sul conflitto
d'interessi nella ricerca medica che
proibiscono ai dipendenti di enti governativi di
accettare pagamenti da privati senza il permesso
dell'ente.
Il suo dipartimento stava collaborando con
l'azienda farmaceutica per ricerche sull'Alzheimer.
L'articolo aggiunge che le regole del NIH,
National Health Institutes americano, dal 2005
proibiscono ai dipendenti anche di lavorare per
o possedere azioni di societa' farmaceutiche.
La domanda e': regole sul conflitto di interessi
altrettanto severe esistono, e vengono
applicate, anche in Italia ?
Articolo in Inglese:
CONFLICT-OF-INTEREST CASE NIH Scientist Pleads
Guilty in Accepting $285,000 from Pfizer
By Eric Rich, Washington Post Staff Writer
Saturday, December 9, 2006; Page B02
A senior government scientist who was a focus of
a congressional probe into conflicts of interest
in medical research admitted in federal court
yesterday that he improperly failed to disclose
payments of $285,000 he received as a consultant
for the pharmaceutical manufacturer Pfizer Inc.
Pearson "Trey" Sunderland III, who was chief of
the Geriatric Psychiatry Branch of the National
Institute of Mental Health, pleaded guilty in
Baltimore to a misdemeanor charge of violating
conflict-of-interest rules.
Under the terms of the plea agreement, the Chevy
Chase resident must forfeit $300,000 -- the
payments plus expenses for which he was
reimbursed. At the Dec. 22 sentencing,
prosecutors have said that they will recommend
that he be placed on probation for two years.
Sunderland, 55, admitted to entering consulting
agreements with the
drugmaker beginning in 1998 without receiving
the required approval in advance or disclosing
his income after the fact. Sunderland was paid
as a consultant on two projects in which his
department was collaborating with Pfizer on
research to identify chemical warning signs of
Alzheimer's disease.
The criminal prosecution of a researcher for
violating conflict-of-interest rules is a
rarity. But Sunderland's consulting
arrangements, which first surfaced in 2004, were
among the most egregious of the possible
conflicts detailed during the probe by a
congressional subcommittee.
U.S. Attorney Rod J. Rosenstein said the case
should send a message to other government
researchers. "Dr. Sunderland violated the
fundamental rule that government employees
cannot accept payment from interested private
parties without the permission of their
supervisors," Rosenstein said in a statement.
But members of Congress said yesterday that they
found it disturbing that even after his guilty
plea, Sunderland remains in his federal job,
where he is a member of the Public Health
Service Commissioned Corps.
"The question now becomes: Will the National
Institutes of Health and the Commissioned Corps
finally move to terminate Dr. Sunderland's
assignment ?" Rep. Bart Stupak (D-Mich.) asked
in a statement.
"Is a criminal guilty plea enough to, at long
last, remove Dr. Sunderland from NIH ?"
NIH spokesman Don Ralbovsky and Robert F. Muse,
an attorney for Sunderland, declined to comment.
According to court documents, Sunderland
initiated discussions with Pfizer in 1998 that
led to his being paid as a consultant on a
collaborative project involving Pfizer and NIMH.
He was ultimately paid a $25,000 retainer each
year for five years as well as $35,000 to attend
14 meetings at Pfizer locations. He negotiated
similar terms later in 1998 as a consultant on a
second effort.
In neither case did he disclose the income in
annual reports, nor did he receive approval in
advance from the U.S. Department of Health and
Human Services, as required.
Adil E. Shamoo, founder and editor-in-chief of
the journal Accountability in Research, which
deals extensively with medical ethics, said he
considered probation and the forfeiture to be
appropriate punishment for Sunderland's
misconduct.
"Pleading guilty in a court of law, a man of his
caliber as a researcher -- it's really
disappointing, and hopefully it will be a
deterrent," Shamoo said. "It should be very
embarrassing to him."
As a result of concerns over possible conflicts
of interest, NIH officials began administrative
actions against 34 scientists and referred 10
others, including Sunderland, to the Office of
the
Inspector General for possible prosecution. In
August 2005, the NIH imposed rules that bar
employees from working for, or owning stock in,
drug companies.
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2006/12/08/AR2006120801572.html
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MEPs shun cancer
advocacy group because of industry funding –
By Ned Stafford, 1 Hamburg
A group of members
of the European parliament with a special
interest in breast cancer has cut its ties with
a breast cancer advocacy group, Europa Donna,
because of the group’s
acceptance of financial support from drug
companies.
Karin Jöns, chairman of the European
parliamentary group on breast cancer (EPGBC),
issued a press release last week announcing the
decision, saying that 86% of Europa Donna’s
income of about 424
000 (£330 000; $660 000) in 2007 came from the
industry.
"We at EPGBC reject further cooperation with
Europa Donna because the board of the European
umbrella group became more and more a lobby
instrument for the market interests of
the
big pharmaceutical
companies," said Mrs Jöns, an MEP
representing the Bremen region in Germany.
Europa Donna’s
executive director, Susan Knox, rejected the
press statement from Mrs Jöns, saying that it
had "always denied a financial dependency from
the pharmaceutical industry."
"We have never denied accepting these donations,"
said Mrs Knox, an American expatriate who is
based in Milan and who has been treated for
breast cancer. "But it in no way influences any
of our decisions or anything we do."
Her group receives no government support and
therefore needs the donations from drug
companies to function, she said.
Mrs Knox said, "Europa Donna will continue to
work with members of the European parliament and
national parliaments to keep breast cancer on
the health agenda and to see that the European
Union guidelines for quality assurance in breast
cancer screening and diagnosis get implemented
across Europe."
Mrs Jöns said
that about 40 MEPs belong to the informal breast
cancer group, which was formed in 2001 in
conjunction with Europa Donna. She declined to
say how many MEPs were present at the 16 April
meeting but said that all members present agreed
to cut ties with Europa Donna.
Mrs Jöns, who
led the German branch of Europa Donna for seven
years, said that the German branch refused
donations from the industry. Europa Donna
International had previously maintained that
only about a third of its budget came from drug
firms and that it would not participate in the
industry’s public relations campaigns, Mrs Jöns
said. "This seemed to be acceptable to me," she
added.
However, Mrs Jöns contends that in the past
couple of years Europa Donna has aided drug
firms by making their pamphlets available at
conferences and inviting speakers who are
supportive of the industry. And when she learnt
that 86% of Europa Donna’s 2007 income came from
drug companies she decided that parliamentary
cooperation with the organisation must be ended.
Tratto da: BMJ 2008;336:980 (3 May), doi:10.1136/bmj.39566.553889.DB
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Scorrettezze etiche
per ottenere piu' finanziamenti.
WASHINGTON -
Alcuni
cambiano i risultati delle ricerche per
compiacere gli sponsor. Altri eliminano i dati
"sgraditi" per non contraddire studi
precedenti. Altri ancora si prendono il merito
di scoperte con cui non c'entrano nulla.
Piccole scorrettezze, non punite dalla legge
federale statunitense, che rischiano pero' di
corrompere l'immagine degli scienziati
nell'opinione pubblica americana.
Una
"cattiva condotta" sempre piu' diffusa,
causata dalla progressiva trasformazione della
ricerca scientifica in un business miliardario
foraggiato e sponsorizzato dall’industria.
Sono questi i risultati di un'indagine, condotta
dalla "Health Partners Research Foundation"
di Minneapolis, che rivela il disagio degli
scienziati americani.
Gli oltre 3 mila questionari, compilati in forma
anonima da uomini di scienza di tutta la
nazione, mostrano come la ricerca sia sempre piu'
viziata da piccole "scorrettezze etiche",
divenute ormai abitudini quotidiane.
Dati preoccupanti:
Pochi scienziati inventano cose prive di
fondamento o copiano apertamente il lavoro di
altri. Tuttavia, piu' del 5% dei ricercatori
ammette di aver eliminato dei dati perche' le
informazioni contraddicevano uno studio
precedente.
Il 10% ammette di aver incluso il proprio nome,
o quello di altri, come autori di ricerche cui
erano estranei.
Piu' del 15% dice di aver
modificato i risultati per soddisfare le
esigenze di uno sponsor, o di aver ignorato
osservazioni utili perche' avevano il
"presentimento" che fossero imprecise.
Nessuno di questi comportamenti puo' essere
qualificato come "cattiva condotta", stando alle
rigide definizioni della legislazione federale.
Ma potrebbero nuocere all'immagine della scienza
quasi quanto i casi, piu' rari, di chiara
manipolazione. "Gli episodi di frode hanno
effetti sicuramente esplosivi nell'opinione
pubblica - dice Brian Martinson, autore
dell'indagine insieme con Melissa Anderson e
Raymond De Vries - ma questi modi di fare
possono essere deleteri, specialmente se sono
così comuni".
Etica e profitto:
"La scienza e' cambiata molto. C'e' tanta
competizione - spiega Martinson - e le
pressioni commerciali sono sempre piu' forti".
La ricerca si e' trasformata in un grande
business, "e non ci siamo accorti che molte
delle norme etiche dello scienziato sono in
contrasto con la caccia al profitto".
Per molti degli studiosi interpellati, c'e' un
legame fra i comportamenti poco ortodossi e la
percezione che essi hanno del sistema di
finanziamento della ricerca. Un meccanismo
ritenuto ormai obsoleto e inadeguato.
"Non sono scorrettezze, ma “piccoli
trucchetti” ormai abituali, dicono gli
scienziati. Ma di questo passo - commenta
De Vries - il rispetto delle regole si riduce
sempre piu'". Se gli scienziati pensano che
l'assegnazione dei fondi e' ingiusta, e si
inventano così degli stratagemmi per ricevere sovvenzionamenti, "allora
e' il momento di ripensare radicalmente il modo
di finanziare la ricerca", aggiunge
De Vries.
Fonte: La Repubblica
Commento
NdR: CI SARA' da
FIDARSI delle
PUBBLICAZIONI MONDIALI alla LUCE
di CIO' ? NO !!
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Dove sta andando il sistema della
Formazione e Ricerca in Gran Bretagna ?
Nature ha recentemente rivelato che le carriere dei “post-Doc”
britannici sono sempre piú caratterizzate da bassi stipendi, grande
flessibilitá lavorativa e scarsi benefici assistenziali.
Il giornale scientifico riferiva di una piu' ampia indagine
realizzata da un comitato parlamentare secondo cui all'oggi l'unica
figura professionale con minori garanzie lavorative del post-Doc
britannico e' il “chain worker” della McDonald.
La comunicazione seguiva di pochi giorni un importante dibattito sullo
stato del sistema universitario britannico, che della ricerca
anglosassone rimane all'oggi l'asse portante.
La crescita del debito accumulato
da molte universita' d'oltremanica e' uno dei punti all'ordine del
giorno nell'agenda del governo laburista che sta pensando a misure
drastiche quali l'introduzione di tasse universitarie 'top-up” (cioe'
differenziate a seconda del corso universitario scelto) per tutti gli
studenti.
Dal prossimo anno, inscriversi a corsi universitari potrebbero costare
loro fino a 10.000 sterline.
Proprio la crisi finanziaria degli ultimi anni ha improvvisamente fatto
tornare di moda tra gli amministratori universitari l'idea del mergering,
ovvero della fusione fra piu' universita' per ridurre costi di gestione
e personale.
Progetti di fusione sono avviati tra le due principali universita' delle cittá di Manchester e Birmingham, mentre - dopo mesi
di trattative - sembra ormai fallito quello inerente le due universita'
maggiori di Londra (University College e Imperial College).
Simon Jenkins sulle pagine del
Times ha scritto qualche mese fa che: 'Le universita' britanniche sono
in uno stato di caos finanziario. Piú di 50 sono in perdita. Oxford e
Cambridge ci rimettono i loro patrimoni.
Imperial College perde 2.800 sterline all'anno per studente. Mentre il
sistema universitario e' strangolato dalla crisi finanziaria, il sistema
della ricerca britannico risulta essere uno dei piú dinamici e
aggressivi per numero di applicazioni scientifiche nei terreni
dell'hi-tech.
Il successo del Roslin Institute
nella clonazione della pecora Dolly (anche se ingigantito dai
mass-media) ha coinciso con una crescita enorme degli investimenti nei
settori di ricerca delle biotecnologie applicative (in particolare nei
settori agroalimentare e farmaceutico).
Alcuni settori dell'hi-tech
britannico (microelettronica, informatica) riescono a tenere il passo
con i giganti americani e giapponesi. Nei settori del nucleare e delle
fonti energetiche tradizionali (idrocarburi), la Gran Bretagna continua
a produrre innovazione. Rimane inoltre rilevante la presenze della
ricerca britannica nei settori tradizionali della farmaceutica,
dell'ingegneria aeuronautica e della chimica industriale.
Oggi il sistema di formazione e ricerca in Gran Bretagna sembra avere
sia il viso preoccupato di ricercatori e studenti che la faccia
sorridente di Ian Wilmut, che della clonazione di Dolly e' il principale
artefice.
Ma cos'e' che ha determinato questa situazione dai due volti ?
La
risposta non e' facile da trovare e certamente esistono piú cause che
hanno contribuito alla crisi finanziaria delle universitá da un lato e
al successo della ricerca applicativa dall'altro. Tuttavia va tenuto
conto che sin dai tempi del governo della leader conservatrice Margaret
Tatcher il sistema di formazione e ricerca britannico ha ricevuto
un'impronta fortemente neoliberista, attraverso la creazione dei
networks di collaborazione fra sistema pubblico della ricerca e grandi
gruppi industriali.
Dal 1997, il nuovo governo del laburista Tony Blair ha rafforzato tale
collaborazione. Se sono innegabili i risultati positivi di questo
approccio per il sistema della ricerca, ci si chiede se la recente
empasse del sistema universitario possa essere almeno in parte
attribuita a questa politica. Cerchiamo di vederlo insieme.
Il
sistema di formazione e ricerca britannico
Le 87
universitá britanniche
sono sicuramente tra le piú rinomate al mondo a giudicare dalle forti
presenze di studenti e ricercatori provenienti da diverse aree del
mondo.
Le universitá si dividono
storicamente in 4 gruppi: le 6 “antiche' universita'” (Oxford e
Cambridge in Inghilterra, Edinburgo, Glagow, Aberdeen e St. Andrew in
Scozia), le universitá “dai mattoni rossi” (redbricks, nate
prevalentemente nel XIX secolo nei centri della rivoluzione industriale,
ad esempio Manchester, Birmingham, Liverpool, Leeds), le nuove universitá
(nate dopo la seconda guerra mondiale, ad esempio Newcastle e Leicester)
e infine i politecnici. Questi ultimi avevano fino al 1992 una
configurazione istituzionale diversa dalle universitá vere e proprie,
in quanto non ricevevano fondi dal governo, ma dalle autoritá locali.
Per questo motivo il sistema accademico britannico veniva considerato 'a
doppio binario'.
Dal 1992 grazie al Further and Higher Education Act , universitá e
politecnici sono equiparati e finanziati dall'agenzia governativa Higher
Education Funding Committee (HEFC).
Quest'ultima ha speso mediamente nel corso degli anni '90 circa 2,8
miliardi di sterline all'anno per le istituzioni accademiche, 2,7
miliardi in borse di studio per studenti universitari e 283 milioni in
prestiti agevolati per studenti.
Alle 87 universitá si aggiungono
poi circa 64 colleges di livello universitario, autorizzati a concedere
diplomi equivalenti alla laurea. C'e' infine la Open University, una
istituzione nata nel 1969 per fornire lauree a studenti part-time per
corrispondenza. Quest'ultima e' diventata nel corso degli anni una
istituzione di grande rilievo che ancora oggi fornisce diplomi di laurea
a migliaia di studenti.
In Gran Bretagna ci sono circa 4 milioni di giovani di cui meno della
meta' entrano nel sistema universitario (il 30% in Inghilterra, il
40-45% in Scozia e Galles). Complessivamente 1,3 milioni sono gli
studenti in cerca di una laurea, 200.000 studenti post-laurea (master,
PhD, postodoc), 100.000 membri degli staff universitari di vario titolo
e ruolo (ricercatori e professori). Va sottolineato che piú si sale
nella scala gerarchica universitaria e meno donne si incontrano.
Le donne sono infatti 1 in 3 fra i
docenti di seconda fascia, 1 in 9 tra quelli di prima fascia e infine
appena 1 su 19 fra i professori di ruolo. Alla formazione
superiore si sovrappone il sistema della ricerca scientifica e
tecnologica.
Il Regno Unito e' responsabile per 4,5% della spesa globale
in scienza e tecnologia, per l'8% delle pubblicazioni scientifiche e per
il 10% dei premi scientifici di livello internazionale.
Nel 2001-2002 la spesa complessiva in Ricerca e Sviluppo (R&S) era
di 16,7 miliardi di sterline (1,8% del PIL) con un incremento del 5%
rispetto alla spesa del 1998. La ricerca scientifica viene oggi
finanziata sia da istituzioni governative (28% circa) che da privati
(49%).
Le compagnie farmaceutiche
GlaxoSmithKline e AstraZeneca sono responsabili per il 22% della spesa
complessiva britannica in R&S. Per il finanziamento alla ricerca da
parte del governo britannico e' responsabile il Ministro della Scienza
che viene supportato dall' Ufficio per la Scienza e la Tecnologia (OST).
Il finanziamento alla ricerca in Gran Bretagna passa attraverso
istituzioni governative dotate di una propria autonomia: i consigli
della ricerca (Research Councils).
Queste istituzioni svolgono il
ruolo di interfaccia tra governo, finanziatori privati e strutture di
formazione e ricerca. Ciascun dipartimento universitario che ha
intenzione di reperire fondi per attivitá di ricerca si rivolge infatti
al consiglio di ricerca di competenza che ha il compito di valutare la
richiesta e eventualmente allocare il finanziamento. La valutazione del
consiglio sul finanziamento richiesto tiene conto di diversi fattori
quali la rilevanza del progetto per l'indirizzo strategico del consiglio
e la tradizione di ricerca del dipartimento che propone il
finanziamento.
Una speciale graduatoria
(Quality
Research Assessment) viene stilata ogni 4 anni sulla qualitá
dell'insegnamento e della ricerca svolto dai dipartimenti universitari.
Tale graduatoria tiene conto di fattori come la qualitá
dell'insegnamento, i successi scientifici ottenuti negli ultimi anni e
le pubblicazioni accademiche dei singoli membri dello staff di
dipartimento.
L'OST e il Ministro della Scienza forniscono ogni anno raccomandazioni
specifiche sui settori di ricerca considerati strategici. In base a tali
raccomandazioni vengono distribuiti i finanziamenti ai consigli della
ricerca. Esistono circa 6 consigli che ricevono finanziamenti in misura
diversa:
Ingegneria e Scienze Naturali (461 milioni di sterline, il dato si
riferisce al 2002)
Medicina (393)
Ambiente e Territorio (220)
Biotecnologie e Biologia (226)
Fisica Nucleare e Astronomia (212)
Economia e Societá (78).
Come si puó vedere la ricerca scientifica vera e propria e' iperfinanziata, mentre le ricerche economico-sociali ricevono
finanziamenti in misura minore.
Un fondo governativo aggiuntivo
e'
stato emesso nel 2002 per ricerche nel campo della genomica, delle
tecnologie di base e della e-science. Negli ultimi venti anni e'
cresciuto enormemente il finanziamento alle ricerche biologiche (che
contava solo per una quota di poco superiore al 5% dello stanziamento
complessivo per i consigli all'inizio degli anni '90). Tale
finanziamento sembra aver sottratto una quota consistente dai settori
della fisica nucleare e dell'astronomia.
Si sono invece mantenuti pressoche'
stabili i finanziamenti per i settori dell'ingegneria e della medicina.
Ai consigli per la ricerca si aggiungono poi una serie di enti
governativi che hanno a disposizione fondi propri, quali il Dipartimento
per il Commercio e l'Industria (DTI, budget di 418 milioni di sterline),
il Ministero della Difesa (450), istituzioni scientifiche come la Royal
Society, Musei e Orti Botanici. Importanti sono inoltre le
collaborazioni a programmi europei e internazionali specialmente nel
campo della ricerca spaziale (180).
Il DTI nasce negli anni '60
dall'unione dell'antico Board of Trade (le cui origini risalgono al XVII
secolo) e del Department for Scientific and Industrial Research (DSIR),
una istituzione governativa nata all'inzio del XX secolo con il compito
di legare la ricerca scientifica alle esigenze del mondo dell'industria.
Il DTI, pur essendo una istituzione
governativa, svolge di fatto un ruolo di coordinamento fra le grandi
strutture finanziarie e industriali del paese e indica inoltre quali
ricerche scientifiche hanno un valore strategico per i bisogni
dell'industria. Complessivamente nel 2001 erano circa 15.000 i
ricercatori universitari con titolo di laurea finanziati attraverso i
consigli di ricerca.
Ad essi si aggiungono poi la gran
parte degli studenti post-laurea (master, Ph.D. e post-Doc), che pure
fanno riferimento ai consigli di ricerca sia per il pagamento delle
tasse universitarie che per il loro assegno di mantenimento.
Quest'ultimo si aggira al momento su una quota base di circa 8.000
sterline l'anno (ma coloro che fanno ricerca in discipline scientifiche
o che vengono finanziati direttamente da privati ricevono di piú) che
e' destinata a crescere nel corso dei prossimi 6 anni fino a 12.000
sterline proprio per far fronte alla crescente mancanza di sicurezza
lavorativa denunciata da Nature. Il sistema di circolazione dei
finanziamenti per la ricerca dal governo ai consigli ai dipartimenti ai
singoli ricercatori e studenti e' ormai consolidato e dovrebbe garantire
il sostegno economico necessario sia alle singole universitá che ai
gruppi che fanno ricerca.
Insomma ci dovrebbero essere soldi
per tutti. Invece, negli ultimi 20 anni l'impronta neoliberista delle
politiche sulla ricerca in Gran Bretagna ha sconvolto questo sistema di
circolazione e creato un grosso sbilanciamento verso la ricerca
applicata a scapito di formazione superiore e ricerca di base.
La legge del piú forte
Durante il governo Tatcher, industriali e accademici
cominciarono a sostenere che il finanziamento alla ricerca doveva essere
riorientato verso i bisogni del mondo dell'industria. Altrimenti - si
sottolineava- l'industria britannica sarebbe stata presto sorpassata da
altri contesti nazionali nel contesto dell'economia globale. Di certo
l'emergenza di una nuova high tech britannica deve molto alle decisioni
politiche prese negli anni '80. Un forte settore di ricerca spinge oggi
i settori dell'industria tecnologica piú avanzati: dalle biotecnologie
alimentari alla farmaceutica alla microelettronica e all'informatica.
La tendenza al finanziamento della ricerca da parte dei privati emerge
negli anni '80, ma solo nel 1993 tale tendenza si concretizza in una
significativa proposta legislativa con la White Paper (legge quadro)
Realizing our Potential. La legge aveva lo scopo di 'garantire un
miglior rapporto tra ricerca strategica finanziata dal pubblico e le
esigenze dell'industria' instituendo networks di collaborazione fra
pubblico e privato a vari livelli.
All'inizio si sottolineava soprattutto il carattere informale del
rapporto collaborativo, sfruttando prevalentemente il doppio ruolo
svolto da alcuni ricercatori nei settori pubblico e nel privato.
Ma dal 1993 in poi i rapporti si sono fatti sempre piú stretti
ottenendo anche un riconoscimento formale.
Ad esempio alcuni assegni di ricerca cominciarono ad essere
finanziati alla pari da un consiglio di ricerca e da una istituzione
privata interessata all'applicazione della ricerca condotta dal
ricercatore o dal gruppo di ricerca.
In seguito i consigli per la
ricerca furono chiamati a stringere maggiori rapporti con la grande
industria in quanto il governo cominció a suggerire di scegliere i
nuovi direttori dei consigli in base alle loro precedenti esperienze nei
settori dell'industria e del commercio. In altre parole i direttori o
gli ex-direttori di grandi gruppi privati hanno cominciato la scalata ai
posti di comando dei consigli di ricerca.
Nel 1994 furono istitutiti i Foresight
Panels, gruppi misti
di accademici e capitani d'impresa con il compito di individuare quali
ricerche presentano maggiori opportunitá sul mercato e presentarli alle
agenzie governative in carica per la scienza e la tecnologia al fine di
rivedere in base agli studi dei panelli come allocare i finanziamenti.
Infine, nel 1995 l'OST cambió sede: dal Ufficio di Gabinetto di Downing
Street, dove era la sua sede originaria, si insedió negli uffici del
DTI per 'avvicinare il mondo della ricerca e quello dell'industria'.
Il passaggio dell'OST nella sede del DTI fu una vera e propria sorpresa
per molti persino all'interno del governo.
Non fu annunciato, ne'
discusso pubblicamente.
Tale trasferimento ovviamente concise con una minore
autonomia dell'istituzione e una maggiore dipendenza dal DTI.
L'approccio neoliberista alla ricerca introdotto dal governo
conservatore non fu certo contrastato dal nuovo governo laburista di
Tony Blair che sale al potere nel 1997. Anzi, di fatto tale governo
estende tale approccio con ulteriori provvedimenti legislativi.
Nel 1998, il programma LINK assicuró che progetti di ricerca
finanziati dalle imprese potessero ricevere finanziamenti pubblici
aggiuntivi da parte del governo, mentre i laburisti ripristinarono il
Consiglio per la Scienza e la Tecnologia, un consiglio con il compito di
avvisare il governo su nuove politiche per la ricerca.
Il consiglio e' formato da 7 accademici e 6 industriali.
Chiaramente sia i Foresight Panels che il Consiglio
rafforzarono il lobbismo come pratica politica di intervento nelle
politiche della ricerca. Facendo pressione dall'interno delle
istituzioni, gli industriali hanno potuto negli ultimi anni decidere
l'assegnazione di molti finanziamenti alla ricerca pubblica.
Nel Luglio 2002 una nuova White Paper e' stata presentata dal governo e
intitolata Excellence and Opportunity, A Science and Innovation policy
for 21st century in cui i due elementi prioritari di politica
scientifica erano indicati nella necessitá di offrire maggiori
opportunitá di uso della conoscenza scientifica per l'innovazione
tecnologica e di aumentare la fiducia e l'interesse del pubblico nella
scienza e tecnologia.
Se dal lato della politica scientifica la nuova
legge non modifica di molto la precedente tendenza a rinforzare i
rapporti tra ricerca e industria, certamente presenta una novitá
significativa rispetto alla questione del 'pubblico'.
10 anni di ricerca
sulle applicazioni piú controverse di questo ultimo secolo (ad esempio,
le biotecnologie agroalimentari) hanno certamente creato paura nel
contesto del pubblico britannico.
Il governo laburista si ripropone dunque di contrastare
possibili opposizioni da parte del pubblico alle nuove tecnologie
attraverso una maggiore divulgazione delle ricerche piú controverse con
implicazioni di carattere sia morale che etico. e' nel contesto di
questo programma ad esempio che vecchie istituzioni come la Royal
Society hanno ricevuto nuovi compiti, come ad esempio migliorare la
divulgazione scientifica ovvero il public understanding of science
(PUS).
Difendere il nuovo legame pubblico-privato
e' diventata
dunque la prioritá del governo Blair, che si propone cosí soprattutto
di ridurre il finanziamento a formazione e ricerca. I nuovi rapporti tra
ricerca pubblica e industria hanno permesso infatti al governo di
ridurre in maniera significativa il finanziamento alla formazione e alla
ricerca coerentemente con il trend comune a tutti i paesi europei di
riduzione della spesa pubblica.
Il contributo dello stato dal 1983 al 1999 e' diminuito di circa il 20%.
Se si confronta questo dato con il fatto che la spesa in R&D e'
aumentata complessivamente del 5% nel periodo 1998-2002, ci si
rende conto che se prima era prevalentemente lo stato ad investire nella
ricerca pubblica, ora sono prevalentemente i privati.
Le conseguenze di questo cambiamento non hanno tardato a
farsi sentire.
Le universitá britanniche sono state poste di fronte ad un
out-out: ristrutturare e adeguarsi sempre piú ai bisogni di ricerca dei
gruppi privati oppure dichiarare bancarotta.
Le universitá debitrici e “prigioniere”
Nel 1999, 30 universitá pubbliche erano giá in passivo e
furono chiamate dal governo a rinegoziare precedenti accordi di
finanziamento in modo tale da dipendere maggiormente da fonti private
invece che pubbliche.
I loro amministratori si resero subito conto che
la collaborazione con il privato diventava a questo punto l'unica via
d'uscita dalla crisi economica. Rafforzarono pertanto la comunicazione
con il mondo della finanza e dell'industria, incrementarono il numero di
uffici e centri amministrativi preposti a istituire legami con le
compagnie private (specialmente le spin off) e cominciarono a chiedere
alle compagnie private di commercializzare alcuni risultati della
ricerca.
Ad esempio, ci sono oggi circa 1000 progetti di ricerca avviati in
universitá britanniche e finanziati da compagnie petrolifere. Il
direttore della BP e' uno dei membri del Consiglio per la Scienza e la
Tecnologia.
Fino al 1998, Sir John Cadogan era il direttore generale dei
consigli per la ricerca britannici. In precedenza era il direttore della
sezione ricerca della BP.
Il rettore dell'Imperial College di Londra
e' anche il
direttore della Shell. Sebbene, pecunia non olet, a differenza del
petrolio, l'aspetto piú preoccupante di questo intervento delle
compagnie petrolifere risiede nel fatto che la ricerca viene indirizzata
nei loro settori di interesse, mentre settori di ricerca su fonti di
energia diverse dal petrolio ricevono finanziamenti nettamente minori.
Al momento ad esempio la ricerca sulle energie alternative
riceve solo un quinto della ricerca sulle fonti energetiche
tradizionali, che -considerando l'esaurimento delle fonti petrolifere
per la metá del nuovo secolo- dovrebbero invece esser finanziate molto
meno. Lord Sainsbury di Turville, l'attuale direttore dell'OST, e'
ritenuto da molti uno dei principali collaboratori del primo ministro
Blair, nonche' accreditato da molti come il principale finanziatore
della campagna elettorale che ha portato Blair a Downing Street. Nel
1999 Lord Sainsbury dichiaró nel corso del meeting “Universitá per
l'Industria” che “la collaborazione pubblico-privato avrebbe dato
slancio alla competitivitá delle imprese e contribuito alla crescita
dell'occupazione modellando la formazione superiore ai bisogni delle
imprese”.
Che questo sia vero o meno (Sainsbury ha riproposto tali idee
ad un recente convegno sull'universitá organizzato dalla Confindustria),
rimane il dubbio se “modellare” sia la parola piú appropriata.
Sainsbury e' infatti a capo di una delle maggiori catene di
distribuzione alimentari del Regno Unito: la Sainsbury's PLC, il cui
interesse nello sviluppo delle biotecnologie alimentari e' prioritario.
Sainsbury non solo e' a capo dell'OST, ma e' inoltre membro del
consiglio direttivo del DTI e dei Foresight Panels. Sembrerebbe (almeno
a noi italiani che di queste cose ce ne intendiamo) un chiaro esempio di
conflitto di interessi. Che la spinta verso il finanziamento delle
biotecnologie alimentari sia dovuta all'intervento dall'interno dei
palazzi governativi del Lord ?
Il principale ente che finanzia le ricerche biologiche e
biotecnologiche e' il Biotechnology and Biological Sciences Research
Council (BBSRC) con un budget di circa 190 milioni di sterline.
Il suo direttore e' Peter Doyle, ex-direttore del gigante
della chimica AstraZeneca (ex Imperial Chemical Industries, ICI). Nel
consiglio di ricerca figurano inoltre il direttore della compagnia
farmaceutica Chiroscience e il direttore del dipartimento R&S della
Nestle'.
Nel direttivo del BBSCR ci sono inoltre rappresentanti della
AgrEvo UK, la prima compagnia biotecnologica che vorrebbe
commercializzare a breve termine il grano geneticamente modificato in
Gran Bretagna.
Non casualmente, il BBSRC ha dato una impronta fortemente applicativa
alle ricerche biologiche ed in particolare alle ricerche biotecnologiche,
privilegiando prevelamentemente l'agroalimentare e la ricerca nella
selezione di nuove specie geneticamente modificate.
Circa 10 milioni di sterline l'anno sono date dal BBSRC al
centro John Innes di Norwich per l'ingegneria genetica.
Il centro ospita fra gli altri, il laboratorio per le
biotecnologie alimentari Sainsbury. Il particolare interessante e' che
il centro si chiama cosí perche' fondato proprio da Lord Sainsbury.
Sainsbury ha creato un interessante meccanismo lobbistico-istuzionale in
cui da un lato finanzia la ricerca sulle biotecnologie e dall'altro
permette che il suo centro di Norwich possa incassare tali
finanziamenti. I risultati applicativi delle ricerche del centro
Sainsbury vengono al momento usati dalla compagnia biotecnologica
Diatech, che e' di proprietá di Lord Sainsbury. Inoltre una normativa
piú permissiva rispetto all'uso di organismi geneticamente modificati
potrebbe permettere in futuro a Sainsbury di mettere alcune specie
geneticamente modificate direttamente sui banchi dei suoi supermercati.
Aldilá di dubbi sulla eticitá, la salute o l'impatto ecologico, rimane
un fatto preoccupante: i soldi pubblici dei contribuenti britannici
finiscono per finanziare ricerche le cui finalitá sono strettamente
private e legate agli interessi economici di Lord Sainsbury. Nell'ultimo
anno inoltre il BBSRC ha lanciato un programma per 'incoraggiare biologi
e genetisti verso l'imprenditorialitá', cioe' sviluppare capacitá
imprenditoriali lavorando -pagati dal BBSRC- per compagnie come Nestle', Unilever, Glaxo, Wellcome e AstraZeneca.
I privati “entrano” dentro le universitá non solo
ridefinendo i programmi di ricerca, ma persino le cattedre.
Andando all'universitá
di Cambridge si trova ad esempio la cattedra “Shell” di Ingegneria
Chimica o la cattedra 'BP' (British Petroleum) in Chimica Organica e
Scienze del Petrolio.
Aziende chimiche di primo piano come
AstraZeneca finanziano
laboratori per la ricerca e li rinominano.
Rupert Murdoch, il famoso
magnate delle televisioni ha contribuito alla finanziamento di una delle
cattedre della facoltá di anglistica dell'universitá di Cambridge e
inoltre permettendo l'istituzione di una cattedra in 'broadcast media'
nella quale si e' insediato David Elstein, ex-direttore della
televisione digitale Sky One.
Come giá sottolineato nel paragrafo precedente, i consigli
di ricerca sono ora in mano a direttori o ex dirigenti di grandi gruppi
privati. Il direttore del consiglio della ricerca su Ambiente e
Territorio e' James Smith, che aveva precedentemente diretto la
compagnia elettrica Eastern Electricity.
Nel consiglio direttivo figurano ancora membri della Astra
Zeneca e delle compagnie petrolifere.
Il consiglio ha il compito specifico di capire, fra le altre
cose, i danni prodotti dall'uso del petrolio e di altre risorse
energetiche tradizionali sull'ambiente e il territorio. Il direttore del
consiglio sulle ricerche mediche e' Sir Anthony Cleaver, che aveva
precedentemente lavorato per l'Atomic Energy Authority Technology PLC
(AEA), la compagnia maggiormente coinvolta nelle ricerche nucleari in
Gran Bretagna.
La gestione da parte dell'AEA dell'impianto nucleare di Dounray fu
oggetto di attenzioni da parte della commissione governativa sulla
sicurezza e la salute istituita nel 1998 perche' la salute di alcuni dei
lavoratori di Dounray era stata messa in pericolo nella gestione
dell'impianto. Infine, in questa trasformazione epocale ricerche che
vanno contro gli interessi dei grandi gruppi industriali finiscono per
non essere finanziate e interi dipartimenti di ricerca muoiono sotto la
pressione delle lobby private. Ad esempio nel 1996 il Centro per
l'Ecologia Umana dell'Universitá di Edinburgo fu chiuso
“ufficialmente” per mancanza di fondi.
In realtá, il centro fondato nel 1972 da uno dei membri del
“Club di Roma” era stato protagonista di una inchiesta contro gli
scavi aperti da una grande compagnia in Scozia per l'estrazione
mineraria. Fortunatamente in seguito il centro fu riaperto da alcuni dei
suoi ricercatori.
Nel mentre ai dipartimenti che “producono meno”
nell'ottica della grande industria (si pensi ai dipartimenti di
discipline umanistiche ad esempio) si chiede sempre piú di essere cost
effective, cioe' di bilanciare introiti annuali con costi di gestione.
In alcune facoltá umanistiche questo significherá la riduzione dei
corsi semestrali in insegnamenti che non garantiscono una quota minima
di studenti.
Piú in generale, l'accentramento delle risorse per la scienza e la
tecnologia nei settori high tech implica la riduzione di finanziamenti
in settori non immediatamente spendibili sul mercato e riduce di fatto
la possibilitá di finanziamento per quelle ricerche di natura piú
speculativa e meno applicabile nel breve periodo.
Inoltre indebolisce uno dei principi cardini del sistema universitario e
di ricerca britannico, quello della 'libertá accademica' (academic
freedom), di cui nell'ultimo secolo si sono riempite pagine e pagine di
storia universitaria anglosassone. Difendere il diritto di ricercare
degli accademici britannici, ma soprattutto di accademici provenienti da
altre regioni del mondo divenne una prioritá dal 1933, quando inizió
la persecuzione degli accademici di origine ebraica preseguitati dai
regimi nazifascisti.
Se libertá accademica significava allora non far prevalere le pressioni
politiche del totalitarismo sulla ricerca, sembra un paradosso che oggi
si pone il problema di non far prevalere gli interessi economici della
globalizzazione, equalmente limitanti.
George Monbiot, nel suo recente lavoro The Captive State (lo
Stato Prigioniero), ha sottolineato che sono poche facoltá scientifica
la cui libertá accademica non e' oggi messa in discussione dai
contratti di finanziamento.
Conclusioni: un modello contraddittorio
Il 4 Dicembre 2002 c'e' stata una grande dimostrazione di
studenti a Londra contro le nuove tasse universitarie.
Gli studenti
britannici hanno visto in circa 10 anni cambiare la loro universitá
radicalmente al punto che ben pochi di loro si avventurano nella ricerca
post-laurea.
Dieci anni fa ricevevano un assegno di mantenimento e le loro
tasse venivano pagate dall'autoritá scolastica. Ora le tasse vengono
pagate dalle loro famiglie, mente l'assegno di mantenimento e' stato
sostituito da un prestito a lungo termine che dovranno ripagare una
volta laureati.
Il governo propone inoltre di aumentare le tasse a livelli
che per molti di loro significheranno l'impossibilitá di accedere del
tutto al sistema universitario dal prossimo anno in poi.
Ma certo pochi di loro capiscono a fondo il meccanismo perverso che,
legando universitá e centri di ricerca pubblici a grandi gruppi
industriali, sta mettendo a rischio il loro futuro.
Il legame fra pubblico e privato ha infatti permesso allo
stato britannico di finanziare sempre meno le universitá, mettendo a
rischio la gestione delle loro risorse.
Il governo confida sempre piú in un intervento dei privati per
rispondere ai bisogni finanziati delle universitá.
Ma i gruppi privati
non considerano un loro onere il finanziamento della formazione
superiore o della ricerca di base, ma solo di quelle ricerche che danno
immediati risultati applicativi.
Il risultato e' sotto gli occhi di tutti. Le universitá
britanniche sono cosí strangolate dai debiti, costrette ad aumentare le
tasse universitarie, privilegiare i settori della ricerca applicativa e
ridimensionare le ricerche di non immediato impatto applicativo.
La
conseguenza di questa decisione sará una universitá sempre meno
'centro di formazione o educazione superiore (solo chi puó
permetterselo potrá accedere alle universitá) e sempre piú servizio
per le compagnie private.
Se da un lato e' vero che molte compagnie investono di piú
in ricerche condotte nei laboratori pubblici e universitari, e' anche
vero che hanno negli ultimi anni acquisito potere decisionale per
decidere le sorti della ricerca strategica, occupato cioe' i corridors
of power. Ció permette loro di prendere dal pubblico in termini di
personale qualificato e strumenti per la sperimentazione, piú di quanto
danno.
In tal senso il modello di formazione e ricerca britannico
presenta contraddizioni difficilmente sanabili se non attraverso una
inversione di rotta nell'indirizzo strategico alla ricerca.
Il problema e' che sia conservatori che laburisti hanno
prodotto politiche della ricerca abbastanza simili.
Chi dunque,
nell'ateneo della politica, potrebbe farsi carico di un indirizzo
differente ?
Breve bibliografia:
1. G. Monbiot, Captive State, The Corporate Takeover of Britain, Londra:
2002
2. W. Faulkner, J. Senker, L. Velho, Knowledge Frontiers (Public
Research Sector and Industrial Innovation), Edinburgo: 1995
3. AAVV, UK 2002, The Official Yearbook of the UK, Londra, The
Stationary Office, 2002
4. D. Mackinnon, J. Statham, Education in the UK, Facts and Figures,
Londra: Hodder&Stoughton, 1999
5. AAVV (ed. P. Cunningham), Science and Technology in the United
Kingdom, Londra, 1998
6. S. Jenkins, 'Universities would do better to strike out alone,' The
Times, 2/11/2002
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Importante:
….pur segnalando in questo Portale
Guida alla Salute Naturale le gravi anomalie (anche criminali)
della Sanita’ Mondiale gestita dalle
Lobbies farmaceutiche e dei
loro “agenti-rappresentanti”
inseriti a tutti i livelli, Politici e Sanitari nel
Mondo intero, vogliamo anche ricordare e spendere per
Giustizia delle parole per gratificare e
ringraziare quei centinaia di migliaia di
medici (quelli in buona
fede) che, malgrado le interferenze degli interessi
di quelle Lobbies,
incessantemente si prodigano ogni giorno aiutare i
malati che a loro si rivolgono e che con i progressi
delle apparecchiature tecnologiche per la diagnostica
e delle tecniche interventive, stanno facendo
notevoli progressi e raggiungono per essi risultati ed
effetti benefici, che fino a qualche anno fa erano
impensabili.
Vediamo ogni
giorno progressi in tal senso, ma la terapeutica
indicata dalla direzione della Sanita’ ufficiale
Mondiale = OMS (che e' legata alle
linee guida di dette Lobbies),
non segue, salvo rari casi, quella curva progressiva di
benessere per i malati.
Se questi bravi medici che
operano giornalmente sul campo, conoscessero anche la
Medicina Naturale,
potrebbero migliorare e di molto le loro tecniche
terapeutiche, con grande beneficio per tutti i malati
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